Scarpe fitness: come imparare a conviverci

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Talvolta mi perdo in estenuanti conversazioni con moroso riguardo la differenza tra scarpe da ginnastica e sneakers. Lui “mi prende in giro” per il fatto che il mio massimo di scarpa sportiva consiste nelle Converse e cerca di convincermi che nella scarpiera di qualsiasi persona debbano esserci almeno un paio di scarpe da ginnastica con tutti i crismi, quelle che per me sono scarpe da palestra, da sport, da fitness, chiamatele come volete.

Sarà che le ho portate tanto da bambina e ragazzina perché così imponeva la moda fine anni ’80 inizio ’90, sarà che non le trovo per niente femminili (neanche indossate da quelle persone che hanno la fortuna di apparire femminile persino con un sacco nero della differenziata addosso), insomma, sarà come sarà, ma io proprio non ce la faccio. Ho un solo paio di Nike, bianche con il “baffo” rosa che cerco di usare il meno possibile, a meno che non ci sia un avvenimento stratosferico, oppure io debba fare la mia dose di cyclette quotidiana. Uscirsi di casa? Manco morta!

Purtroppo nel mio cervello a scompartimenti esiste una divisione netta tra scarpe da donna, e scarpe sportive da donna, i due scompartimenti, l’avrete capito, non sono comunicanti. Sono l’unica? Vi prego, fatemi sentire meno sola in questa sorta di anti-scarpadaginnasticismo. E anche in palestra, per dire, luogo dove ovviamente le scarpe da fitness sono d’obbligo, non vi viene l’urto a vedere ai piedi di talune signorine degli orrori fluorescenti con inserti e marchi di ogni genere? Con il rialzo rassoda deretano a farle sembrare scarpe ortopediche?

La parola d’ordine per me è: sobrietà! Che in palestra ci si va per sudare, fare fatica, scaricarsi, non per lampeggiare come un semaforo.

Selezionarli è stata durissima, ma due modelli che, anche se non del tutto a mio agio, potrei anche pensare di indossare (sempre in palestra si intende, ovviamente!) 😀

reebok

adidas

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