Oltrepassare il valico del Sempione e affacciarsi sul verde paesaggio svizzero per immergersi nel design è stata un’experience davvero ossigenante. E’ successo un paio di weekend fa, quando a Langenthal le industrie manifatturiere della città hanno aperto le porte a creatività e sperimentazione per dare luogo alla quindicesima edizione di Designers’ Saturday. Andiamo per ordine, prima tappa a Munsinghen per entrare nell’universo di USM, fabbrica svizzera di fine Ottocento oggi considerata brand di stile e qualità. A rappresentarla Michele Cardone che inizia il suo racconto pretendo dal 1885, quando Ulrich Schärer apre una ferramenta.
Per il momento nulla a che fare con l’arredamento d’interni a quanto pare. Negli anni ’20 cambia vocazione e la trasforma in produzione di infissi per poi iniziare la lavorazione di metallo e lamiere intorno ai ’50. Ma sono gli anni ’60 a segnare la svolta: il nipote Paul ha una brillante intuizione e la virata verso il design è presto fatta. Con Fritz Haller idea un modulo architettonico flessibile, un nuovo modo di concepire gli spazi che presto si declina in sistema d’arredamento brevettato: USM Haller. La prima produzione è destinata esclusivamente agli uffici dell’azienda.
Una sfera in ottone cromato è il fulcro dalla quale si diramano tubi in acciaio cromato leggeri che diventano arredi modulari da scomporre e ricomporre. Elementi di rivestimento in acciaio verniciato a polvere, metallo perforato e vetro in una gamma di 14 colori, completano il sistema rendendolo versatile e adatto per l’ambiente ufficio e per la casa.
Con un gruppo di colleghi tra giornalisti, blogger e pr esco dall’azienda alla volta di Langenthal, che si prepara a diventare, per un intero weekend, crocevia di artisti selezionati dalle aziende per reinterpretare processi progettuali evolutivi attraverso grandi installazioni aperte al pubblico. A Designers’ Saturday USM c’è e in grande stile. Si affida a Atelier oï che, con La vie en rose reinterpreta flessibilità e leggerezza in una enorme light box suddivisa in tre cubi. Gli occhi dei visitatori, attratti da una luce rosa, scoprono lentamente un gioco dinamico, sinuoso e di forte impatto, fatto di migliaia di sfere, tubi d’acciaio e connettori in movimento.
Continuiamo il giro, circondati da un’atmosfera frizzante visitiamo diverse location, ognuna sorprende quasi come entrare in un giardino segreto. Angoli, seminterrati, spazi industriali in piena attività, magazzini e opifici custodiscono al loro interno il saper fare di manifatture, artigiani, scuole e le loro opere per rappresentare mutamenti progettuali, moderni approcci per il vivere quotidiano e l’incessante sviluppo del prodotto destinato all’arredamento. Segni distintivi che valorizzano il percorso di affermazione nel panorama del design internazionale di brand come Vitra, Fritz Hansen, e Baumann per citare solo alcuni dei presenti alla rassegna. Mi fermo qui l’elenco sarebbe davvero lungo.
Funk design ritorna la prossima settimana!
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