Alcune volte li guardo, mentre le mie bimbe dondolano sull’altalena. Eccole lì quelle creature inafferrabili, tenaci e testarde, delicate e sensibili; i maschi incredibilmente alti, con quella voglia ancora di giocare celata dietro atteggiamenti che scimmiottano gli adulti, le femmine con smartphone e le risate squillanti e i mille bracciali tentennanti al polso. Sono i ragazzi che frequentano le scuole medie. Ragazzi o ancora bambini? Neppure loro lo sanno: vivono in costante equilibrio tra la loro fanciullezza a cui presto diranno addio e la loro giovinezza che li aspetta piena di promesse. Osservo questi ragazzini-bambini che vogliono diventare grandi, ma che poi hanno ancora bisogno di coccole materne; guardo poi le mie bimbe e mi perdo in un futuro che so che arriverà quando anche per loro sarò la “mamma rompi”.
Penso che sarà difficile per me comprendere lo spazio di autonomia da concedere, i momenti in cui tirarmi indietro, insomma sarà difficile comprenderle, perché sarà il momento in cui non possono più essere prese come ogni comprensione etimologicamente implica. Così mi viene in mente quella canzone di Elisa, scritta da Ligabue per sua figlia ed in effetti sarà difficile lasciarle andare e tenere solo un pezzetto di loro sempre per me. Poi però capisco che da qui all’adolescenza il cammino lo faremo insieme, io e loro, che non mi troverò tutto di un botto catapultata in quel momento, come ora mi sto immaginando. Giorno per giorno costruiremo la nostra storia, imparerò a cogliere le espressioni e i gesti solo loro e cresceremo insieme: io sarò una madre diversa da oggi, ma sarò sempre la loro mamma. Anzi sarà un’avventura magnifica avere il privilegio di aiutarle a diventare donne, con la D maiuscola… E, ammettiamolo, potrà essere anche divertente. Mi ricordo di mia mamma che mi ha accompagnato al concerto dei Backstreet’s Boys: certo non è la musica che le piace, ma ancora lo racconta come una giornata epica. Nel mare di riflessioni, che in questo pomeriggio al parchetto mi ha sommerso, mi rendo conto di essere completamente out e di non sapere neppure quale sia la boy band che ora va per la maggiore. I gusti dei ragazzini di oggi mi sfuggono e decido tra me e me che devo rimediare e mi soccorrono i K. C. A., per esteso i Kids’ Choice Awards svolti a Los Angeles il 28 marzo. La manifestazione è organizzata da Nickelodeon, che da sempre cerca di cogliere i gusti dei kids e dei teen, lasciando a NickJr la fascia di età prescolare. Dunque sempre al passo con i tempi, Nickelodeon ha scelto come presentatore per l’evento Nick Jonas, che è stato anche premiato dai ragazzi come cantante maschile dell’anno, mi trovo così ad ascoltare la hit di Nick Jonas Chains e l’altra sua hit, Jealous. Già immagino come molte mamme nel mondo un giorno abbiamo visto nello stanze delle loro figlie ancora appeso il poster di Frozen e l’indomani lo abbiano trovato cestinato, sostituito da quello degli One Direction, gruppo musicale dell’anno.
Scopro anche, però, con sollievo di non essere così out e di approvare molte delle scelte fatte da questo esercito di ragazzi sparsi per il mondo (500 milioni i voti arrivati). Tra i vincitori degli Awards, che hanno ricevuto come premio gli inconfondibili dirigibili arancioni, qualche volto ben noto e apprezzato anche da me c’è: Ben Stiller, attore cinematografico preferito, Emma Stone, attrice preferita e Angelina Jolie, Miglior Cattiva. Mi rendo conto che ho visto sia il film preferito The Hunger Games: Mockingjay e il film animato Big Hero 6 http://www.momastyle.com/2015/01/big-hero-6-il-nuovo-capolavoro-disney/
I miei gusti non sono così da matusalemme se ha vinto Modern Family come serie Tv per Famiglie, The Voice come talento show Preferito e l’inossidabile SpongeBob come cartone animato preferito.
Insomma quella che è stata definita la WE generation non è un mondo così oscuro o del tutto lontano. Rinfrancata da questo pensiero, quando torno al parco il giorno successivo, guardo quei ragazzi e non mi sembrano più creature così inafferrabili, ma solamente funamboli coraggiosi sul filo della vita. Intanto le mie figlie dondolano sull’altalena e mi ricordo improvvisamente che per i latini dondolarsi su un’altalena era propiziatorio con quel continuo sollevarsi da terra, simbolo dei riti misterici che accompagnano gli uomini nei momenti di passaggio della vita.
Così anch’io sto “spingendo” le mie bimbe alla vita ed un giorno a compiere altri passaggi così da affrontare il mistero della crescita per propiziarsi un domani incredibilmente pieno. Ma certo non mi illudo che anch’io un giorno mi sentirò dire “mamma, non rompere”: anche quello fa parte della vita.
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