Il busking, i Cocìda e la città che suona

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Con oggi prende il via la mia nuova rubrica dal titolo Contemporary Mood, un lungo viaggio attraverso tendenze artistiche contemporanee e alternative. Un’esplorazione tra forme, suoni e visioni alla ricerca di quell’energia creativa, forza motrice della mente e pompa d’ossigeno del cuore di veri e propri talenti che spesso, partendo dal basso, sono in grado di  sorprendere, stupire ed emozionare. Inizio da loro, da quelli che, nel passato e fino a quando ero sbarbato, venivano chiamati artisti di strada, guardati spesso con tenerezza piuttosto che con ammirazione.

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La rivoluzione dei media all’era di internet li vuole quasi scomparsi, ma non è così. Tutt’altro, la frammentazione dei canali di comunicazione e la facilità di accesso ne amplifica la presenza accrescendone la notorietà e aumentando velocemente la fan base. Negli ultimi anni l’esempio di star planetarie della discografia non ha fatto altro che confermare un fenomeno dal respiro internazionale, il busking. E così capitava nel 2011, nell’attesa che il figlio uscisse da scuola, che il Boss imbracciasse una chitarra in un giardino di Boston di fronte allo stupore dei passanti. Ma non restò da solo. Addirittura per due volte il protagonista fu Sting, la prima a Londra, si dice che riuscì pure a racimolare ben 40 sterline in offerte; più recente l’esibizione a sorpresa davanti all’Ed Sullivan Theatre di New York dove, insieme al conduttore tv James Corden sulle note di Every Breath You Take, salutò così il Late Show di David Letteman, giunto alla sua ultima puntata. Sempre nella Grande Mela lo scorso maggio, per celebrare il Tonight Show di Johnny Fallon è toccato invece agli U2 che si sono esibiti nel mezzanino della metropolitana alla stazione Grand Central.

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Facile capire che stiamo parlando di musica, perchè come sosteneva Shopenhauer, la musica è forma d’arte suprema. Partiamo dal principio, Milano, una assolata e caldissima mattina di luglio, cammino per le strade del centro e arrivato all’altezza di Piazza Duomo le note e le parole di Moondance di Michael Bublè risvegliano le mie orecchie. Un suono pieno, una voce calda, scorgo tra la gente raccolta in cerchio, tre tipi, uno alla chitarra, uno alla batteria, uno alla voce. Molto lontani dall’immagine impettita di un crooner e già mi incuriosisce la scelta; nonostante la fretta decido di fermarmi e armato di smartphone inizio a girare video. Il sole senza pietà mi squagliava lentamente e così anche il mio cellulare sembrava gridare vendetta, gli occhi aperti a fatica dal sudore che grondava copioso, ma restavo li. C’era qualcosa di più di un’esibizione di strada. La colonna sonora di quella mattina continuava con una scaletta insolita, Personal Jesus dei Depeche Mode, Sunny di Bobby Hebb, Billie Jean di Michael Jackson, in pochi minuti tante mie passioni. Il cantante si rivolge a me chiedendomi di condividere il video sulla pagina ufficiale del gruppo su Facebook. Detto fatto, torno a casa e scopro il mondo dei Cocìda.

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A colpirmi, oltre la forza dell’esibizione, la grande empatia e la capacità di relazionarsi con il pubblico, operazione molto difficile quando lo si incontra occasionalmente in mezzo alla strada nella frenesia di una grande città. Considerandomi in certi casi, più che un giornalista, più che un blogger, un vero e proprio stalker, guardo le date del successivo live e qualche giorno dopo li raggiungo in Darsena per invitarli a fare una chiacchierata all’ora dell’aperitivo. Appuntamento concordato, ma su due piedi, dopo aver letto la loro bio sul sito, cerco di capire la scelta di esibirsi nelle strade e nelle piazze: “la strada ci mantiene liberi, in strada ci divertiamo” mi risponde il chitarrista.

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Per loro il busking è un percorso iniziato da poco, nonostante siano insieme dal 2007Mariano Ciotto, voce, Davide Benecchi, chitarra, e Fabrizio Carriero alla batteria iniziano il loro racconto, partendo dal nome. Si fa avanti Mariano, dalla “vaga” somiglianza con il leader dei Doors (ironicamente rinnegata con il brano Non sono Jim Morrison) e spiega che prende spunto dal nome di un leader Apache, Cochise, significa legno ardente per lui sinonimo di energia. Ma prima di arrivare ai Cocìda di oggi dobbiamo fare un balzo indietro ai tempi delle superiori, siamo all’ultimo anno, prima della maturità, quando era impegnato in una band che faceva musica grunge, stile Pearl Jam. Una volta all’università cambia rotta e si inventa un progetto pop, conosce Davide, che lo ascolta ma non sembra essere troppo interessato. Si perdono di vista e si ritrovano alla festa di un’amica comune. Mariano, account in un’agenzia di comunicazione, Davide impiegato in banca, abiti un po’ troppo stretti per i loro gusti, riprendono in mano la chitarra e iniziano a scrivere un paio di brani dal raffinato gusto pop acustico. Arrivano i primi eventi, le prime serate, continuano con lo studio del jazz al Conservatorio, sperimentano e ricercano incessantemente nuove sonorità fino all’incontro con Fabrizio. “Con i Cocida le percussioni non sono solo accompagnamento, entrano nel vivo dell’arrangiamento con un ruolo primario” irrompe il “Carry”. Nel 2010 il primo album autoprodotto Forza di Gravità e anche gli addetti ai lavori si accorgono di loro, nel 2011 infatti approdano a Area Sanremo ed entrano in finale per due anni consecutivi prima con Sparirò poi con Daria, li ritornano nel 2014 entrando sempre in finale con Le dimensioni non contano. Oggi, la loro storia continua tra esibizioni dal vivo e sala di registrazione, tra cover e nuovi pezzi scritti da loro, vincendo anche concorsi di una certa rilevanza e insegnando musica e canto.

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Certo se una major bussasse allo loro porta sarebbero felici di accogliere l’invito, ma la strada resta per loro il modo migliore per esprimersi e per promuoversi, basti pensare che il loro fan club nasce proprio con il busking, su Facebook hanno un profilo, una pagina ufficiale dove aggiornarsi sulle nuove date e un gruppo e i numeri crescono di data in data. Avevo ragione, c’era qualcosa di più. Quel qualcosa che mi ha spinto a inseguirli per tutta l’estate non perdendomi un’appuntamento con la loro musica, ed è vero, ogni volta sempre più estimatori ad applaudirli; tra loro anche Stefania Brovetto, dalle eccellenti qualità di fotografa, che ringrazio per avermi concesso la possibilità di utilizzare alcuni dei suoi scatti realizzati durante queste serate. Potete vederli tutti sulla sua pagina di Facebook.

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Milano, all’avanguardia, almeno in questo caso, il fenomeno Busking cresce e si afferma raccogliendo sempre di più i riscontri da parte dei cittadini che desiderano rimpossessarsi della loro città, uscire per la strada e divertirsi a contatto con artisti di ogni genere e con la loro contagiosa voglia di esprimersi. In rete è online da qualche tempo la piattaforma nazionale Strada Aperta che invita alla libertà di espressione come risorsa culturale e sociale e il nostro comune ha aderito, chapeau! E allora vi saluto con un video girato e montato dalla Direttora Alessandra Pepe, che spesso mi ha affiancato in questo tour meneghino in compagnia dei Cocìda. Alla Prox!

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