4 libri + Uno

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A dispetto di quanto detto nel precedente post, oggi, nonostante una giornata lavorativa alquanto caotica (poi forse un giorno vi spiegherò dove lavoro e cosa faccio, per adesso mantengo ancora una certa riservatezza talebana e scaramantica..), ho voglia di scrivere.
In particolar modo pensavo che è da tantissimo tempo che non recensisco libri. Per quanto immagino che molti di voi davanti a questa mancanza stessero cantando lo yodel e partecipando ai banchetti di lsd di Heidi sui monti, mi piace parlarne e quindi lo farò…Per chi farà lo sforzo di proseguire nella lettura ho da dire poco: ULTIMAMENTE MI SONO IMBATTUTA IN UNA SFILZA DI LIBRI STREPITOSI.
Ma andiamo per ordine. Prima di Natale (e della mia consueta wish list libresca che costituisce un buon 30% del regalo natalizio del mio papà) mia zia mi portò un libro consigliandomelo ardentemente. Ero parecchio restia visti i gusti opposti che ci contraddistinguono più o meno in qualsiasi campo (anche in quelli inesplorati temo), eppure mi sono dovuta ricredere.
Trattasi di:

UNA MADRE NON DIMENTICA – Nassem Rakha, Newton Compton, 12,90€

Il titolo vagamente melodrammatico mi inquietava e in effetti non è un libro altamente digeribile. Come il latte freddo di prima mattina può facilmente impiantarsi sullo stomaco.
Eppure è una storia che fa riflettere, riflettere su un argomento mai abbastanza esplorato: il perdono.
Tutti ci vantiamo di perdonare ogni giorno per tante cose e lo ripetiamo come fosse un ritornello banale a fidanzati, padri, madri, sorelle e fratelli rompiballe. Eppure ci siamo mai chiesti cosa sia il perdono davvero?
Come quando in Tv senti i parenti delle vittime che dicono che perdonano gli assassini dei loro cari e ti chiedi: “Come è possibile?”, ma poi, alla fin fine, sei così contento che non sia capitato a te che non ci pensi più e cambi canale. Immedesimarsi nel perdono altrui è difficile. Il perdono è un sentimento e questo libro lo dimostra largamente, e, come tutti i sentimenti, è soggettivo. C’è chi odierà la madre protagonista di questa storia, chi proverà compassione, chi penserà che sia pazza, chi sarà istintivamente dalla sua parte fin dal primo istante (IO!!). Grandi temi della vita trattati, l’essere genitori, l’essere figli, la perdita, l’omosessualità, la chiusura mentale contrapposta all’apertura mentale, il dolore, il rancore, la pena di morte. Un grande viaggio attraverso i ricordi e i flashback di un passato sconvolgente che ha portato ad un presente forse ancor peggiore. Un grandissimo romanzo d’esordio di una giornalista radiofonica americana (e si vede, anzi si legge…anzi, si sente!).
Voto: 8/9
Dopo Natale e l’arrivo del pacco doni con tante beltà letterarie è stato un tripudio, per citarne alcuni…
ACCIAIO – Silvia Avallone – Rizzoli – 18€Dico la verità, questo libro non volevo leggerlo. Troppo osannato, troppi premi, troppe recensioni, troppo di tutto. E quando un libro è sovraesposto finisce per entrarmi in antipatia. Mi successe anche con “La solitudine dei numeri primi”, aspettai un bel po’ di tempo prima di leggerlo e feci la scelta giusta, ho rinnovato la tattica anche per questo libro e mi sa che ci ho preso di nuovo.

Il problema, se si può definir tale, di questo libro è che per il tipo di società in cui viviamo oggi può facilmente cader vittima di stereotipi del tipo “parla della gioventù bruciata del 2000”, “i giovani non hanno più valori e sognano di fare la tv”, “nei quartieri popolari l’ignoranza non si combatte”.
Io credo che invece il titolo sia azzeccato. Ma non tanto perché le vicende ruotano intorno all’attività brulicante di un’immensa acciaieria e di chi ci lavora o ha qualche amante, marito, padre che ci lavora, quanto piuttosto perché pagina dopo pagina nell’acciaio ti sembra di esserci finito davvero. Nell’acciaio liquido che poi piano piano si raffredda e ti intrappola in una morsa. La vita a volte fa veramente schifo ed è un peccato che ad accorgersene debbano essere due ragazzine poco più che adolescenti. Il mondo attraverso i loro occhi passa dalla speranza alla disillusione, una tappa a cui si arriva prima o poi, ma non in modo così violento, non a 14 anni. Duro, da leggere. Un plauso alla scrittrice, all’esordio, giovanissima, di talento!
Voto: 7/8

BIANCA COME IL LATTE ROSSA COME IL SANGUE Alessandro D’Avenia – Mondadori -19€
(Mi accorgo stilando questo elenco che ho fatto delle letture belle ma tristissime..sarà il caso che mi dedichi a qualche I love Shopping per spezzare un attimo il ritmo!)
Questo libro è ancor più duro dei due precedenti. Scritto con una sensibilità di chi è abituato a stare in mezzo ai ragazzi e lo fa per passione. D’Avenia insegna infatti in un liceo e a giudicare dalla quarta di copertina avrà anche i suoi bei problemi con le alunne innamorate di lui 😉 Credo fermamente che il prof Sognatore descritto nel libro da Leo, il protagonista, sia lui e sono anche stata felice di constatare che nella mia carriera scolastica prima e universitaria poi ho avuto la fortuna di incontrare un paio di prof “sognatori” che mi hanno aiutato a finire sul tracciato giusto pur senza portarmici per mano…È una storia toccante, piena di amore e dolore allo stato puro come lo sanno essere solo quelli di bimbi e adolescenti. La malattia di per sé fa paura, ancora più se a soffrire è qualcuno di giovane, qualcuno che, ce ne rendiamo conto, non farà in tempo a realizzare i suoi sogni e avrà bisogno di un amico come Leo per portare i sogni direttamente in una cameretta, con una chitarra, immagini scaricate da Google e tanta fantasia. C’è chi cresce tardi e chi è costretto a crescere in fretta e c’è chi, nella sofferenza, scopre anche la bellezza di aver fatto un percorso insieme a qualcuno, breve o lungo che sia stato.
Emozionante, a tratti lacrimevole. Fazzoletti a portata di mano.
Voto: 8

IL GIARDINO DEI SEGRETI – Kate Morton – Sperling & Kupfer – 14,50€

Questa è stata una folgorazione. Ho letto 5 righe e ho saputo che non me ne sarei separata più fino a che con il fiato sospeso non avessi letto come andava a finire.
Il libro più bello che io abbia letto negli ultimi anni insieme a La bambinaia francese di cui parlai tempo fa qui. Gli ingredienti di partenza sono simili, una bambina orfana. Peccato che nel libro di Kate Morton le bambine orfane diventino due e poi tre, una sorta di scherzo generazionale. Il piano narrativo si sviluppa su tre piani differenti, dalla fine dell’800 ai primi del ‘900, a metà degli anni ’70 del secolo scorso e infine ai giorni nostri. I flashback costruiti con garbo e con una funzione pratica innegabile (e per questo assolutamente non fastidiosi né stranianti) contribuiscono a rendere la trama maledettamente affascinante.
Oceano, terra, lande misteriose della Cornovaglia, Brisbane, sobborghi londinesi. Tanti sono gli scenari in cui si muovono i protagonisti di questo straordinario romanzo, o forse sarebbe meglio dire, le protagoniste. Le donne sono padrone della scena, e che donne. Personaggi così ben caratterizzati che alla fine ti spiace moltissimo lasciarli e ormai sei così partecipe delle loro vite da provare un’immedesimazione totale. Una cosa del genere mi è successa raramente e per lo più con i libri di Jane Austen, sulla quale bisognerebbe però aprire un capitolo a parte e non è questa la sede adatta (magari un giorno lo farò, chi può dirlo…).
Definirlo un giallo sarebbe superficiale, definirlo un romanzo storico anche, definirlo un romanzo di formazione anche, forse perché è tutte queste cose insieme. A far da corollario qua e là nel testo delle bellissime fiabe in pieno stile vittoriano, avrei amato che me le avessero raccontate da piccola…Anch’esse hanno una funzione ben precisa nel romanzo, ma se ve la svelassi ora rovinerei la sorpresa, perché questo libro è decisamente una sorpresa.
Leggetelo! Questa volta è un ordine, non un consiglio!
Voto: 10
(postilla: si tratta di un bel mattoncino nell’ordine delle 600 pagine, per leggerlo la sera a letto ho rischiato la bolsite, vi avverto, sia mai che lo vogliate prendere da portare in treno o in metro mentre andate a lavoro con il risultato che la borsa vi pesa più di quando partite per due settimane di ferie!)

Attualmente sul comodino?

Vale il medesimo discorso fatto per Acciaio e La solitudine dei numeri primi. Da quando il caso editoriale di questo vecchio libro è ri-scoppiato con inaspettato impeto, ho aspettato un po’. E ora ne sto godendo…
Al prossimo post bibliofilo!

Alessandra

 

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