Bianca Pitzorno e il fascino dei libri per bambini

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Spero che tutti sappiate chi sia Bianca Pitzorno, 
spero che tutti da bambini abbiate letto Ascolta il mio cuore, Polissena del porcello, Re Mida ha le orecchie d’asino, Clorofilla dal cielo blu, La bambola dell’alchimista, Parlare a vanvera (geniale!!!), Diana, Cupido e il commendatore e potrei proseguire ma mi fermo qui visto che la bibliografia è piuttosto nutrita.
Io che fin da piccola ho divorato i libri volentieri, o sarebbe più appropriato dire che preferivo il leggere a qualsiasi altra attività e i momenti che ricordo con più piacere sono quelli delle estati dell’infanziata trascorse sul terrazzo della casa in montagna con una piccola sdraio e una pila di libri, sono letteralmente cresciuta con lei e le sue meravigliose storie “d’amore”, amicizia, coraggio, rispetto e integrazione.
 
Mia mamma mi regalò Ascolta il mio cuore quando avevo 9 anni circa. Avevo già letto altri libri della Pitzorno, libri per “più piccoli”, ma Ascolta il mio cuore fu un colpo di fulmine letterario di quelli che ti prendono, ti stordiscono e da cui non guarisci più. Nemmeno da grande. Crescendo è successo ancora pochissime volte, certo, ho letto tanti bei libri ma un colpo di fulmine così non credo di averlo mai più provato. Da allora credo di aver riletto Ascolta il mio cuore almeno una volta all’anno fino alla maggiore età. E non me ne vergogno, anzi. La copia del libro è ancora gelosamente custodita nella mia libreria, tutta rovinata, piena di orecchiette, con i miei commentini scritti a matita, con macchie di marmellata e chissà cos’altro sulle pagine. Dentro quel libro c’è anche il sogno di cui andavo tanto fiera da piccola: voglio fare la scrittrice! E in cantina ci sono scatoloni interi di quaderni e blocchi con le mie “storie”, i miei “racconti” i miei “romanzi”… Credo che un giorno andare a rileggerli sarà divertente, e nel frattempo chissà cosa sarò diventata.
 
Ma, dicevo, Bianca Pitzorno. Ha uno stile adorabile e inconfondibile, mai banale. Si rivolge ai bambini ma non per questo semplifica la lingua italiana in assurdi diminutivi, subordinate ossute o verbi fantasiosi. A volte è un linguaggio addirittura complesso, pieno di termini difficili, ma d’altra parte la lettura, oltre che un piacere, dovrebbe essere anche uno strumento didattico. E un bimbo stimolato a leggere, quando non capisce qualcosa, dovrebbe poter chiedere “mamma cosa significa?” o avere a disposizione il suo piccolo dizionario per andare a controllare da solo. Io facevo così, e credo di essere cresciuta sana, almeno dal punto di vista linguistico, dal punto di vista mentale non posso dirlo con certezza, ma certo per altri motivi 😛
E poi il fascino delle storie della Pitzorno non lo si trova facilmente altrove. La descrizione dei luoghi, che si tratti di città, case, navi o scuole tutto è fatto per stimolare la fantasia del piccolo lettore. Piccolo, ma anche grande.
la-bambinaia-franceseSì perché qualche settimana fa, in una dei miei consueti pellegrinaggi in libreria, passo distrattamente accanto ad una pila di volumi scontati 25% e mi cade l’occhio su un testo in particolare…. Bianca Pitzorno, “La Bambinaia Francese”. Dall’aver adocchiato il libro all’essere in cassa a pagarlo il passo è stato brevissimo, non era assolutamente concepibile che io mi fossi persa per strada un libro della Pitzorno: dovevo leggerlo. Dovevo sì, perchè il colpo di fulmine di quando avevo 9 anni si è ripetuto e in circa una settimana il libro era finito (una settimana perché ho avuto tempo di leggere solo la sera, altrimenti l’avrei divorato ben prima). 
Ora, il titolo di questo post si riferisce al fascino dei libri per bambini letti quando si è adulti e quando si presume che, sulla via della laurea magistrale, si possiedano degli strumenti di dedodifica diversi da quelli che si avevano a 9 anni, ma anche a 17 a dire il vero.
Questo libro è meraviglioso. Un romanzo di formazione oserei definirlo. Commovente, ben scritto, con riferimenti artistico-letterari che vanno da Jane Austen a Charlotte Brontë passando per Jonathan Swift e Dickens. E ancora Victor Hugo, Pietro Verri, Charles Perrault, Balzac, George Sand, Rossini, Téophile Gautier, Moliére, Rosseau, Voltaire, Foucault.
Un romanzo che letto da bambini serve in parte per imparare in parte solo per sognare, una grande storia di solidarietà e di integrazione, proprio una di quelle storie che un bambino di questi tempi ha bisogno di leggere.
E se poi siete adulti come me, beh, io vi consiglio di leggerlo in ogni caso, di sorridere, di divertirvi a riconoscere personaggi e cose studiate in questi anni e che magari, lette in forma più “alta” o sotto il formato di “libro universitario” non vi avevano dato alcun piacere.
 
L’ambientazione ottocentesca, in parte parigina in parte inglese, in parte “esotica” rende il tutto più suggestivo, forse è una storia più adatta alle donnine di tutte le età che ai “maschietti”, ma magari mi sbaglio, quindi maschietti provate anche voi. E non aggiungo altro, perché spero seguirete il mio consiglio e farete questo piccolo investimento di dieci euro.
 
 
 
 
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