Un’estate in lettere: cosa leggere sotto l’ombrellone

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Rieccomi carissime/i,
ho tante cose di cui parlarvi e pochi giorni che mi separano dalla partenza per la Sicilia (tanto agognata partenza, aggiungerei). Visto che fare un post unico mi sembra dispersivo inizierei con i libri, di cui avevo già promesso di parlare tempo fa, a seguire un altro post in cui vi racconterò una serie di cose che mi sono capitate in questi giorni tra cui un colloquio di lavoro con un’importante casa di moda, ma non voglio anticipare nulla….
Dicevamo i libri, libri da ombrellone o semplicemente da “vacanza”, notoriamente periodo in cui tutti noi abbiamo più tempo e più libertà mentale per sederci da qualche parte al fresco e sprofondare il naso tra le pagine. In questo ultimo periodo post-laurea ho riscoperto il piacere della lettura, e, come mio solito, quando riscopro il piacere di fare qualcosa mi ci butto con una tale voracità da risultare preoccupante. Non tutto mi è piaciuto, ma qualche testo mi ha proprio colpita e mi sento di consigliarvelo.
Andiamo con ordine….(e soprattutto cerchiamo di accontentare un po’ tutti i possibili gusti e fasce d’età)
Questi due libri sono della stessa autrice che si chiama Joanne Harris e forse molti di voi la conosceranno per essere l’autrice anche di Chocolat (o forse non tutti sapevano che il famosissimo film Chocolat era tratto da un libro? 😀 )
“Cinque quarti d’arancia” e “Vino, patate e mele rosse” non sono libri di cucina se per caso ve lo state domandando. Sono due romanzi di quelli che ti entrano in testa come un pugno e ti fanno vivere 400 pagine di simbiosi con i personaggi, di empatia, simpatia, antipatia, odio, tristezza, sorrisi. Sono quei romanzi che quando finiscono ti arrabbi a morte perché vorresti sapere cosa succede dopo.

A far da filo conduttore a queste due incredibili trame, sapori e odori della terra e del cibo che, come consuetudine dell’autrice, sono descritti talmente bene che ti sembra davvero di bere un bicchiere di vino in compagnia del vecchio Joe di “Vino, patate e mele rosse” o assaggiare un’arancia proibita con l’imprevedibile, fragile e spregiudicata Framboise di “Cinque quarti d’arancia”…
Una sola avvertenza: leggerli sotto l’ombrellone potrebbe causare seria dipendenza, amici, fidanzati e parenti potrebbero seriamente risentirsi del fatto che li snobberete e snobberete anche partite a racchettoni e bagni con i delfini pur di non alzare il naso dalle pagine. Più indicati forse per un soggiorno solitario e riposante al lago o sui monti 🙂 se ci tente all’equilibrio con i vostri compagni di ferie.
(JOANNE HARRIS, “Cinque quarti d’arancia” e “Vino, Patate e mele rosse” entrambi editi da Garzanti, collana Elefanti, 9,90 euro)
Felicità non è un manuale di self help, ma è un romanzo che prende in giro con sagace ironia i manuali di self help e, di conseguenza, la società stessa (quella di oggi) in cui i manuali di self help diventano in continuazione best seller, nella convinzione comune che un libro su “come smettere di fumare” possa essere realmente più efficace della volontà personale.
Cosa accadrebbe però se uno di questi manuali funzionasse sul serio e all’improvviso l’intero mondo si trovasse a essere Felice?
Will Ferguson è geniale in questo libro che è stato un piccolo caso editoriale e da tempo mi ripromettevo di leggere senza mai trovarne il tempo.
Per quanto riguarda quei cioccolatini in copertina….ne scoprirete il senso leggendo e sicuramente vi scapperà un sorriso, come è scappato a me. Consigliatissimo, ma non per tutti. E’ un libro ironico, a tratti divertente, a tratti irriverente, a tratti amaro, ma per leggerlo, a mio parere, un po’ di concentrazione è richiesta e magari anche una ripassatina a Platone, che, come apprenderete anche voi, è uno stronzo.
(Will Ferguson, Felicità, edito da Feltrinelli nella collana Universale Economica, attualmente in promozione in tutte le librerie a 6,37 euro)
Ammetto di aver comprato questo libro a scatola chiusa. Non ho letto nemmeno la trama, ma, andiamo, un libro con un titolo del genere non può assolutamente essere lasciato su uno scaffale.
Ci ho preso.
O meglio, chiunque in Feltrinelli abbia deciso per questo titolo è un ganzo pazzesco e ha tutta la mia stima.
Si tratta di un noir non convenzionale. Non convenzionale perché non è convenzionale il suo protagonista, un simpatico ciccione dedito ai peggiori vizi umani che si trova, da un giorno all’altro, a recitare il ruolo dell’eroe. Nonostante si ostini a considerarsi un antieroe (e anche i lettori lo considereranno tale per tutta la lettura) Pablo Miralles detto Baloo (per la stazza, ovvio), risolverà un bel mistero, e tirerà fuori dai guai parecchie persone, in una sorta di riscatto con se stesso, la vita, una famiglia ingombrante. Una Barcellona dalle molteplici facce a fare da sfondo, una miriade di avventure al limite tra l’esilarante e il grottesco. A volte un po’ volgarotto, sconsigliato a chi si inalbera a leggere troppi “cazzo” di qua e di là, ma, alla fine, sostanzialmente godibile. Scivola che è un piacere, come una brioche di prima mattina…
(Pablo Tusset, Il meglio che possa capitare a una brioche, edito da Feltrinelli nella collana Universale Economica, attualmente in promozione in tutte le librerie a 6,00 euro)
Infine voglio parlarvi di Unhappy Hour, e non l’ho tenuto per ultimo perché sia meno importante, anzi.
Dovendo premettere che il giovane e promettente autore di questo romanzo -inchiesta, ovvero Andrea Indini, è un amico di famiglia, posso dirvi che ho letto questo libro esattamente come avrei letto qualsiasi altro libro di un autore a me sconosciuto, ho cercato di farne una lettura totalmente imparziale e devo dire che non ce n’è stato nemmeno bisogno. Perché se sei milanese e hai frequentato (direttamente o indirettamente) certi ambienti, l’immedesimazione è facile e immediata. Con tutte le conseguenze del caso. Mi ha fatta riflettere sulla mia generazione e su quella prima della mia, su una Milano che pulsa a ritmi alterni, come se a farla pulsare o a lasciarla tranquilla non fossero più la storia e il glorioso passato di questa città, ma la popolazione variegata (di giovani e meno giovani, o di non giovani che però si credono ancora tali) che la abita, la ama e un po’, a volte, la maltratta.
Eppure, certe cose sono trasversali e da qualcosa vi farete attrarre anche se a Milano non avete mai messo piede. C’è tutto, ci sono i soldi, la droga, la roboante vita notturna, i viaggi, il sesso, l’alcol, il tradimento, la morte persino. Ma soprattutto c’è quel qualcosa che arriva dopo, quando ci si accorge di “essere diventati grandi” e che, forse, è giunto il momento di finirla con le cazzate, tornare con i piedi per terra e capire che il futuro nessuno lo costruisce al posto nostro.
Leggetelo e riflettete un po’, anche sotto l’ombrellone, che tanto per riflettere non ci sono luoghi più o meno adatti. In appendice anche i testi dell’ inchiesta giornalistica “Generazione maledetta” condotta da Andrea per La Padania e Ilgiornale.it
(Andrea Indini, Unhappy Hour, edito da Leone Editore, 15,00 euro)
Buona estate di lettura a tutti! Adesso ne avrete per un po’ 😀
p.s
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