InsideOut: quando parlare d’emozioni ha senso‏

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La parola “emozioni” mi ha sempre fatto senso: forse sono di ghiaccio io, ma quando leggo che “è un film che parla di emozioni”, che “è un libro che racconta le emozioni del cuore”, che “è una canzone che fa emozionare”, mi viene l’orticaria. Mi vengono in mente libri harmony, cicli di film zuccherosi trasmessi per l’ennesima volta in tv nelle calde serate estive o canzoni scritte a tavolino per una bella voce, ma che non dicono nulla se non riciclare la sgualcita rima cuore-amore. Le emozioni sono un intrico così complicato, frutto da un crogiolo di sensazioni, sentimenti ed esperienze talmente imprevedibile e personale, che è difficile rappresentarle senza ridursi al patetico o al banale, suscitando la lacrima grazie ai soliti cliché. Perciò, quando sono andata a vedere l’anteprima del nuovo film InsideOut, il cui hashtag è #emozionicercasi, ero più che prevenuta… ed invece è tutto meritato, sia il successo di critica ottenuto a Cannes prima, sia gli applausi all’apertura del sessantunesimo festival di Taormina lo scorso 13 giugno. Insomma anch’io ho ceduto e mi sono clamorosamente commossa e come me anche altri critici cinematografici più attempati ed esperti di me non sono rimasti impassibili. L’atmosfera in sala si crea subito grazie anche all’ispirato cortometraggio Lava. Ambientato nelle isole tropicali, Lava è un musical che racconta una storia d’amore lunga milioni di anni tra due vulcani, Uku e Lele, che nella versione italiana avranno le voci di Malika Ayane e Giovanni Caccamo.

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Il cortometraggio è dunque una dolce poesia d’amore che precede InsideOut, nuovo film della Disney Pixar, che è come un’armonia perfetta. Il film, in uscita il 16 settembre in Italia, non ha sbavature troppo sdolcinate, niente suoni striduli, è equilibrio e fantasia, umorismo e riflessione tutto centellinato con cura ed abilità. I creatori sono riusciti a raccontare l’animo umano e la sua complessità, a rappresentare i labirintici processi della memoria, a mostrare il crollo dei miti dell’infanzia e le difficoltà della crescita e hanno fatto tutto questo in un film d’animazione, che non tradisce la tradizione di casa Disney e piace sia ai bambini che agli adulti. InsideOut narra ciò che accade fuori e dentro di noi: che cosa accade nella nostra mente che ci spinge a prendere una decisione, perché siamo tristi, felici o arrabbiati e perché ricordiamo alcune cose piuttosto che altre. Protagonista della narrazione sono Riley e la sua mente, nel cui Centro di controllo al Quartiere Generale cinque Emozioni sono al lavoro da quando è nata. Alla guida c’è Gioia, che fa di tutto per preservare la felicità di Riley, poi ci sono Paura, che avvisa dei pericoli, Rabbia, che letteralmente e figurativamente si accende per preservare il senso del giusto, Disgusto che impedisce a Riley di avvelenarsi sia fisicamente che socialmente, infine c’è Tristezza, il cui ruolo all’inizio non è ben compreso, anzi si cerca di limitarne l’interazione perché non fa altro che far piangere Riley.

Raggiunti gli undici anni, tutto cambia e il cambiamento è legato al trasloco di Riley e dei suoi a San Francisco: tutto sembra andare storto e Gioia non riesce più a mantenere il controllo e, nel tentativo di limitare Tristezza, finisce con lei relegata in un angolo remoto della mente, mentre Paura, Rabbia e Disgusto rimangono al Centro di Controllo. Gioia e Tristezza vogliono tornare indietro ad ogni modo  è così si avventureranno fra i labirinti della Memoria a Lungo Termine, in Immagilandia e tra i virtuosi processo del Pensiero Astratto. Le due dovranno imparare a cooperare mentre i miti dell’infanzia di Riley crollano e dovranno scoprire che non è tutto felice o tutto triste, che per essere felice bisogna essere anche conoscere la tristezza, che grazie a questa riusciamo ad apprezzare i momenti belli. Quando le due torneranno al centro di Controllo, tutto sarà cambiato, i ricordi di Riley e le sue emozioni saranno sempre più complicate, con varie sfumature e ben presto tutto si evolverà perché quel tasto Pubertà, che le Emozioni guardano incuriosite sul pannello di controllo, quando verrà schiacciato, produrrà sicuramente nuovi stravolgimenti.

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Tutto in questo film è suggerito, mai esageratamente eccessivo. I bambini impazziscono per le Cinque Emozioni, con cui imparano a comprendere molte delle loro sensazioni e il motivo delle reazioni degli altri. I genitori in Riley non possono che non vedere i loro piccoli, che ora da bambini hanno un’emotività netta, passano dalla rabbia alla felicità come un temporale estivo che improvviso arriva per poi riportare il sole. Il film riesce a cogliere anche i preadolescenti che non possono non ritrovarsi negli sbalzi emotivi di Riley e a loro infatti è rivolto un WebTalentShow legato al film. Dal 21 giugno al 23 agosto sarà possibile partecipare al concorso caricando una propria foto o un proprio video sul sito (qui) per diventare la voce dell’Emozione che più rappresenta il proprio carattere, la propria identità e la propria personalità: GIOIA, RABBIA, TRISTEZZA, PAURA o DISGUSTO. Al termine, una giuria qualificata selezionerà 5 vincitori che, coadiuvati da 5 coach, potranno reinterpretare una clip tratta dal trailer del film, essere invitati all’anteprima nazionale di InsideOut e ricevere esclusivi prodotti Disney Store. Per vincere bisognerà seguire le indicazioni dei 5coach Frank Matano, Dexter, Tess Masazza, Lodovica Comello e Diana Del Bufalo, che sul sito ufficiale e sui propri social network,  daranno le linee guida su come interpretare le Emozioni.

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Mentre guardavo il film mi chiedevo cosa accadrà quando le mie bimbe cresceranno e  il mito del genitore infallibile crollerà, come quello dell’amicizia eterna: i loro sentimenti evolveranno, diventera più difficile comprenderle e capire cosa si cela dietro i loro silenzi e non sarà più facile far scomparire la tristezza per ritrovare la gioia nei loro occhi. Sarà un’avventura vederle crescere le mie “Riley” e sarà certamente una incredibile prova da mamma, una sfida per il mio Centro di Controllo riuscire a tenere sotto controllo tutto, anche se non escludo cene come quelle del trailer del film.

Perciò questa volta non mi fa senso sentir parlare di emozioni, perché ha un senso parlarne, un senso costruttivo che si sposa con una grande potenza immaginifica.

 

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