Ve lo avevo anticipato qui, il 6 giugno ha inaugurato a Milano la mostra Branding Art, un progetto interessante voluto e organizzato da Bugnion che ha visto 11 giovani artisti reinterpretare ognuno 2 loghi di brand famosi che hanno deciso di aderire all’iniziativa: il risultato sono 22 opere inimitabili realizzate con vari materiali e supporti secondo la creatività di ognuno. Prima dell’apertura al pubblico, il 5 giugno ho avuto la possibilità di partecipare all’inaugurazione della mostra, un’occasione davvero unica per conoscere in prima persona alcuni degli artisti e i rappresentanti dei brand, intervistarli, fare quattro chiacchiere informali di fronte alle opere che hanno realizzato, devo dire, con estrema creatività e gusto personale.
Quello che mi ha colpito di questa mostra, come ho avuto modo di dire anche nella video intervista che condividerò con voi tramite i social nei prossimi giorni, è l’originalità di trasformare in arte qualcosa che rimane legato all’istituzionalità e al concetto di “corporate”, come il logo di un marchio, per di più un marchio famoso e quindi fortemente legato ed identificato dal logo stesso. C’è chi, tra gli artisti, ha optato per uno stravolgimento completo e chi ha preferito lavorare attorno al logo originale arricchendolo di artisticità e mettendoci del proprio. Mi sono davvero chiesta se alcuni di questi brand non prenderanno in considerazione, dopo questa esperienza, di avviare fruttuose collaborazioni di questo genere con designer emergenti, se non si siano fermati a pensare: “però, che bella idea, potevamo pensarci anche noi”.
Il logo è il primo aspetto che ti rimane impresso di un marchio, deve essere semplice e accattivante al contempo, facilmente riconoscibile, insomma deve rimanere impresso nella memoria ed essere facilmente associato a tutto ciò che ruota attorno alla brand reputation e ai valori del marchio stesso. Interessante notare come tutto questo rimanga saldo e stabile pur trovandosi di fronte ad opere che hanno letteralmente stravolto, in alcuni casi, il logo stesso: per intenderci, entrando nella sala, alla prima occhiata, ho riconosciuto subito alcuni brand pur senza leggerne il nome sulle didascalie e pur trovandomi di fronte ad opere che, volendo, avrebbero potuto rappresentare qualcosa d’altro. Tutto questo per dire che, talvolta, il contenuto del messaggio è così forte che una rielaborazione in chiave artistica del suo “involucro”, il logo, non è altro che un’occasione in più di valorizzazione e non motivo di stranire lo spettatore.
Marcello Gatti ha rielaborato i loghi di Collistar e Bonduelle, queste le dichiarazioni che sono riuscita a raccogliere durante la serata: “Riprodurre la testimonial Collistar del 2014 con i rossetti è stata un’impresa da parte mia non essendo un artista vero e proprio ma essendo Art Director e grafico da una vita principalmente nell’ambito musicale e dunque non facendo generalmente cose “a mano” ma utilizzando il computer. Per Collistar ho realizzato questa tela “di baci”, la bocca è solo mia, avevo pensato di far collaborare 5 o 6 ragazze ma in realtà non era poi fattibile, dunque non c’è alcun bacio che non sia mio nel dare la forma a questo volto che, devo dire, è venuto bene e piuttosto somigliante all’originale (ride n.d.a). Per quanto riguarda Bonduelle l’ispirazione è una esplosione della natura, siamo qui in questa galleria con un parquet di legno e mi sono detto perché non fare in modo che da questo legno esplodano letteralmente la natura e il verde che fanno parte dell’immaginario di Bonduelle e devo dire che, vedendolo io per primo adesso allestito, il risultato è stato piuttosto realistico”.
Dopo aver raccolto la testimonianza di uno degli artisti non potevo non cercare di raccogliere anche quella del rappresentante di un brand e ho dunque fatto quattro chiacchiere con Pamela Klyn VICE PRESIDENT PRODUCTS & BRANDS, WHIRLPOOL EMEA in rappresentanza di Ignis: “Questa è stata una grande opportunità di supportare i giovani artisti è ed un’opportunità anche per noi di vedere come è stato reinterpretato il nostro marchio, ma anche i loghi degli altri brand partecipanti. Questo è importante soprattutto per un brand come Ignis, che ha una tradizione di antica data, e dunque vedere come qualcun’altro interpreta un marchio del genere è sicuramente interessante. Penso che sicuramente l’arte possa portare un valore aggiunto ai brand, sia al nostro sia a tutti gli altri presenti nella mostra. Il nostro brand asset è “Beauty is trust” ed è bello vederne l’interpretazione da una parte di un artista che è per definizione più open minded e ha un pensiero e un modo di vedere le cose diverso dal nostro. L’arte da la possibilità al brand di avere una risonanza e un’amplificazione maggiore rispetto ad una semplice pubblicità, ad esempio, dunque questa mostra è una grande opportunità”.
La mostra sarà visitabile fino a domenica 15 giugno nello Spazio di Via Dante 14 al primo piano.
Sulla Pagina Facebook di Brandig Art trovate la gallery completa della serata di opening della mostra.
Sulla Pagina Facebook di MOMA, invece, l’album con le opere presentate dai designer.
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