Rebijoux: non accessori ma “Objects to wear”

Facebook
Twitter
Pinterest
LinkedIn
LogoOggi l’ospite di Handmade For Future è Rebecca Pesce che, con il suo brand Rebijoux sta ottenendo un meritato successo di critica e pubblico, l’ho scoperta grazie a una segnalazione di un’amica che ha letto un articolo su Repubblica.it e da allora è stata folgorazione.
Prima di tutto amo molto la creatività sottesa all’utilizzo di un oggetto o un materiale come “altro da sé”: e Rebecca ha fondato su questo principio la sua produzione artistica, sottotitolata infatti “Objects to wear”, oggetti da indossare, perché considerarli solo gioielli o monili è sminuirne il valore estetico e soggettivo che assumono addosso ad ognuno di noi. Ma, ve lo spiegherà lei stessa nell’intervista che segue e lo farà di certo con parole più calzanti delle mie.

Come nasce la tua passione per l’Handmade?

Sono stata sempre attirata dai lavori manuali e da qualsiasi cosa presupponesse tagliare, intagliare, incollare, scrivere. I diari del liceo erano voluminosissimi e pieni di roba, oggettini incollati, fiori secchi. Credo che osservare mia madre che sapeva lavorare a maglia ma anche usare pinze e cacciaviti o riparare qualsiasi cosa abbia influito sulla manualità.
Sei un’artista e una creativa, che tipo di studi hai seguito?
Ho una laurea in lettere e la mia formazione artistica riguarda la danza dato che sono una danzatrice di professione. Per quanto riguarda Rebijoux sono completamente autodidatta e la mia passione per i gioielli mi ha portato ad imparare varie tecniche e a studiare i materiali che più mi piacciono. Ma credo che in realtà qualsiasi cosa nella formazione culturale di una persona sia legata. Quello che creo deve avere movimento, geometria, deve abitare il corpo di chi lo porterà. Non sono poi concetti lontani dalla danza.

Avresti voglia di spiegare ai nostri lettori perché hai deciso di utilizzare come sottotitolo, o slogan per così dire, del tuo brand “objects to wear”?

“Objects to wear” completa la visione del mio brand che predilige accessori che abbiano una forte componente estetica legata ai volumi, alle forme, ai materiali non consueti o che hanno delle caratteristiche specifiche. Mi piacciono gioielli che raccontano una storia e che si indossano come fossero abiti, scarpe. Penso che la definizione accessori sia riduttiva. L’oggetto ha un grande valore potenziale.Una mia amica usciva di casa con una busta di plastica come borsa ed un serpentello giocattolo in gomma al collo: nella sua follia aveva trasformato gli oggetti in qualcosa di più.

Chi sono i tuoi clienti e che rapporti si creano con loro?

Ho un negozio on line su Etsy dove la maggior parte dei clienti sono stranieri, di solito americani che non hanno diffidenze con l’acquisto on line. Ho partecipato a delle esposizioni presso atelier di moda o mercati handmade. Di solito chi compra l’handmade è una clientela consapevole ed esigente, che comprende il rapporto qualità/prezzo per qualcosa di unico ed irripetibile.

Quanto è importante l’uso del web e dei social network nei lavori handmade?

L’utilizzo del web, la pubblicità su Facebook, l’intercettazione del lavoro da parte dei blogger sono armi indispensabili per la promozione del brand. Per quanto mi riguarda alcune cose sono nate dalla visibilità che i miei lavori hanno avuto in rete. Le possibilità sono molteplici così come sono tantissime le realtà di creativi che utilizzano il web. Per questo bisogna cercare di inventarsi sempre qualcosa di nuovo: la ricercatezza della tradizione e la cura dei particolari possono fare la differenza nel mondo veloce del virtuale.
Ormai sono certa che siete tutti curiosi di vedere con i vostri occhi di cosa abbiamo parlato fino ad ora, e sono sicura che ne rimarrete sorpresi e affascinati quanto me. Ma prima, come al solito, tutti i modi di contattare Rebecca ed entrare nel mondo Rebijoux.
 
Rebijoux: non accessori ma "Objects to wear"
 
Facebook
Twitter
Pinterest
LinkedIn