Bologna Design Week: l’hub con la creatività e la produzione dentro

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Un nuovo polo attrattivo per il design italiano ha fatto ieri il suo ingresso ufficiale nel sistema delle design week nazionali e anche oggi Bologna si è svegliata al rumore dei passi di una folla in movimento fatta di operatori, produttori, artigiani, progettisti, creativi ed estimatori che affolleranno le vie della città fino al 3 ottobre. Al suo secondo giorno Bologna Design Week si rivela già un grande successo. Fermento culturale che si articola nell’ambito di un fitto calendario di mostre, esposizioni, workshop, talk ed eventi speciali, il mondo del progetto è qui!

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Il post di oggi lo dedico alle eccellenze artigiane, quelle delle piccole tirature e delle autoproduzioni, disseminate tra gli 8 percorsi. Giusto per iniziare andiamo sul difficile. Parliamo di Wabi Sabi. Wabi che? In effetti questo termine giapponese non trova una precisa corrispondenza con la nostra lingua. Ma se lo analizziamo possiamo scoprire che la prima parte significa povertà, semplicità, la seconda indica invece quella bellezza che matura al passare del tempo. Per farla breve possiamo dire che il termine rappresenta una concezione estetica tutta nipponica fondata sull’accettazione del tutto cambia e dell’imperfezione delle cose. E su questo si basa la filosofia dello studio creativo ferrarese Altrosguardo che presenta The [W-S] Collection pezzi unici che, ispirandosi a questo mantra filosofico orientale, recuperano i concetti di organizzazione organica della forma e dell’imperfezione della materia che si adegua all’usura. Riuso, recupero della memoria di oggetti e dI identità storico-sociali dei luoghi e delle cose, Qui si parte dallo studio sull’utilizzo di diversi materiali, anche di scarto, riprocessandoli in maniera inconsueta nell’ambito dell’arte e del design, attraverso lavorazioni tradizionali unite a innovazione e ad una sperimentazione progettuale che agisce su immaginario, percezione ed emozionalità.

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Tocca ora ad Atipico, interessante il progetto di design for living nato dalla collaborazione con Fabrica. A Table si fonda sulla convinzione che la tavola contemporanea sia crogiolo di culture, usi e tradizioni diverse, immerse in esperienze culinarie multietniche. Questa collezione si ispira infatti ai comportamenti e alle nazionalità dei giovani creativi del centro di ricerca sulla comunicazione trevigiano fondato da Luciano Benetton. Interamente Made in Italy include bicchieri che ricordano nella forma le tazze usate nel rito tradizionale giapponese del the, un set per aperitivo che si ispira invece alla tipica abitudine indiana di condividere e assaggiare tanti cibi diversi; i tovagliati, runner, guanti da cucina, grembiuli e tovaglie varie, riprendono nei colori i pattern grafici di antiche porcellane. E ancora piatti, taglieri e utensili. Un risultato eclettico ma coerente dove, grazie ad un design rigoroso, l’utilizzo di materiali diversi come la ceramica, il legno, il metallo, il vetro e il tessuto, non crea disturbo e dove ogni singolo dettaglio armonizza estetica e fruizione quotidiana.

atipico-fabrica-a-table

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mi piace passare intere giornate tra rigattieri e vecchie cantine, cercando vecchi oggetti. Spesso, semplicemente camminando tra i boschi, mi capita di imbattermi nei casolari dei contadini, dove mi fermo a parlare e racconto quello che faccio. Capita così che mi facciano dono di vecchie assi di legno, cassette da uva e altri vecchi materiali che poi uso per le mie creazioni. Una volta rientrato in bottega posiziono questi pezzi, li appoggio al muro per vederli meglio, e da quel momento comincia un dialogo immaginario tra me e il pezzo, un confronto può durare anche mesi, fin quando all’improvviso arriva l’ispirazione per creare un oggettoFrancesco Rossi racconta così ciò che viene dopo un lungo apprendistato nella lavorazione del ferro. E a un certo punto il materiale antico ed elemento primordiale della creazione umana, si presenta come la componente dall’aspetto più contemporaneo nelle sue creazioni. Night Created Design è il suo marchio dietro al quale l’autore lo assembla con materiali e oggetti ritrovati e provenienti dalla tradizione contadina del territorio emiliano. Qui propone un’ampia produzione. Trai tanti, la seduta 21.00 che si ispira alle vecchie panchine delle macellerie, due panche, Eretica che sembra salvarsi dal rogo ordinato da un inquisitore moderno e Roof Style concepita per diversi utilizzi, sgabello, comodino o scaffale; Attuale il giardino verticale domestico Urban Photosyntesis che è anche lampada da terra con illuminazione a Led.

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francesco-rossi-night-created-design-Eretica

francesco-rossi-night-created-design-Roof-Style

francesco-rossi-night-created-design-Urban-Photosinthesis

Ora voglio raccontarvi di una cooperativa di produzione e lavoro in terra felsinea. Prende nome dall’idea di un forno a fuoco continuo, chiuso ermeticamente, nel quale la materia viene trasformata e condotta verso quella che gli alchimisti chiamavano Pietra Filosofale. Da qui Romano Venturi, il suo Presidente, prende spunto per creare Atanor officina degli elementi, un centro polifunzionale di artigianato, falegnameria e restauro, da qui le tecniche ed i segreti degli antichi mestieri artigiani ormai in via di estinzione vengono conservate per essere tramandate. All’interno, giovani provenienti da molteplici realtà geografiche, ognuno con un bagaglio di conoscenze ed esperienze di diversa natura, progettano e costruiscono nuova proposte di design, creando un brand alternativo: Passo 32. Vecchie forme di mobili che arredavano un tempo gli ospedali, sono solo lo spunto di partenza dalle quali discostarsi immediatamente per abbandonare linee curve e circolari e lasciare il posto a quelle squadrate, ideando così credenze, panche, panchine e sgabelli; prodotti innovativi di nuova concezione che avvicinano materiali antichi come legno e ferro.

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Continuiamo con la storia di Sara e Emanuele. Lei studia al Dams e lavora per qualche anno a Parigi per il cinema underground, lui allo IUAV di Venezia e tenta la strada della fotografia professionale, dopo qualche anno si incontrano e si dedicano a tempo pieno a quello che diventerà il loro progetto comune: PA.MOU. Ricerca e innovazione per l’abbattimento dei costi nel campo dell’illuminotecnica, studio dei materiali per un involucro di stile. Lucidro e Transfilm le loro proposte. Il primo è un sistema di illuminazione flessibile concepito sulla tecnologia del tubo multistrato idraulico PE-X, quello abitualmente usato per acqua o gas; a questo vengono applicati tutti i raccordi del settore idraulico fino all’attacco del portalampada. Modelli in serie o creati ad hoc per i singoli spazi, con un’attenta valutazione delle necessità luminose e dell’armonia con gli arredi già presenti o da affiancare. Il secondo è pensato in un’ottica di riciclo, pellicole cinematografiche recuperate prima di essere inviate al macero. Lavora sulla valorizzazione di materiali in via d’estinzione, difficilmente smaltibili,  ma funzionali alla ricerca estetica. Può essere da terra, a sospensione o da tavolo.

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Il bolognese Pietro Tavaglini inaugura il suo atelier in città con la mostra Get Off the Ground. L’universo creativo di questo giovane talento, riconosciuto in tutto il mondo, è qui dentro. Acciaio micro pallinato, vetro, MDF, led e marmo sono i materiali d’elezione del designer che trasforma la fredda materia in poetica, la durezza in silhouette armoniche e conferisce a forme archetipiche del design domestico lo status di arte. Troviamo i suoi pezzi più famosi affiancati a quelli più recenti. Tanti, tra i quali la libreria Schiena, che instaura un dialogo con l’ambiente circostante grazie ai suoi 7 elementi verticali scorrevoli ed alle luci che proiettano coni luminosi sulla parete e che rappresenta l’equilibrio, il movimento e il dinamismo antropomorfico. La lampada portariviste Onda, un progetto che evoca la sinuosità e la potenza dell’elemento da cui prende il nome in una chiave quasi cubista. E c’è anche la seduta Metropoli che invita l’uomo contemporaneo a fondersi con il contorno impresso dalla propria impronta, come quel segno profondo che ciascuno lascia di sè nel tessuto urbano.

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Pietro-Tavaglini-metropoli

Ma Bologna Design Week è anche fashion design. Io scelgo gli accessori pop di Martina Piazza che mi stupisce con il suo brand Messie Design Recycle. Realizza borse e accessori a partire da intuizioni semplici, ma inconsuete. L’idea è quella di riuscire a realizzare un pezzo di design unico senza risorse materiali, utilizzando solo ciò che il sistema produttivo normalmente scarta, perdendolo così per sempre. In questo modo tubetti di dentifricio o di maionese esauriti cambiano la propria funzione riconosciuta e diventano dei mini­astucci, confezioni di caffè diventano comode bags. La Fool’s Golg, con catena, è realizzata sempre con buste del caffè e rifinita con cinture di sicurezza.

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Dalla settimana bolognese del design è tutto, ma se farete un giro troverete tanta roba, io vi do appuntamento alla settimana prossima con un nuovo capitolo di Funk Design.

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