Il vento che spira su questo inizio d’anno porta le eccellenze del design Made in Italy in giro per l’Europa; come ogni anno facciamo tappa nella Ville Lumière, dove a Maison & Objet, la giovane azienda friulana Kristalia continua il suo percorso evolutivo e si prepara a presentare in anteprima la sua novità per il 2016. Dalla fantasia del poeta della tecnologia invisibile, tra British e Pop Art, nasce Colander, ma non è uno scolapasta, parola di Patrick Norguet!
Prima di arrivare al dunque, voglio raccontarvi una storia. Spulciando tra gli espositori di questa edizione della fiera parigina del lifestyle, la mia curiosità cade su una realtà che ancora non conoscevo. Curioso come sempre inizio a esplorare, si parla di tradizione, innovazione e anche di musica. È fatta, non potrei desiderare di più. Kristalia viene fondata nel 1994 da giovani imprenditori friulani con la passione per il design e per il jazz. Loro sanno comunicare e dentro ogni luogo del loro universo c’è un racconto, sul sito trovo tutto; quello che mi manca è un qualcosa che rappresenti il nesso tra le loro due passioni e allora chiamo. L’interno dell’ufficio comunicazione squilla libero; già, sono tutti a Parigi, ma è la musica d’attesa a darmi la risposta che cercavo, un paio di minuti con Take Five di Dave Brubeck e tutto torna.
Dalla metà degli anni ’90 di strada ne hanno fatta, attenzione rivolta sin dall’inizio a innovazione, sperimentazione e ricerca di soluzioni funzionali; producono prevalentemente in vetro ma nel 2001 tira aria di rivoluzione, il nome diventa evocativo di un recente passato che intende essere presente e continuare nel futuro. La materia lascia quindi spazio al concetto di trasparenza come genuinità, vivibilità e luminosità, per plasmare volumi e nuove forme con l’utilizzo di differenti materiali. E così una squadra di firme illustri inizia a pensare e disegnare sperimentando tecnologie. Mdf, cemento, legno e alluminio diventano anima e carne per complementi d’arredo in grado di sfidare lo spazio e giocare con differenti occasioni d’uso. La scultura SheLLf si trasforma in libreria, la libreria Blio diventa mobile contenitore, il tavolo grande di cemento Boiacca si fa leggero, quello da pranzo Poule si assottiglia e la madia All raddoppia.
Continuando la mia esplorazione nel momdo di Kristalia, mi colpisce la parte dedicata all’imperfezione. E qualcosa mi riporta ancora alla musica. Chiedo ai miei amici Cocida, ricordate? Io e la Pepe li abbiamo inseguiti tutta l’estate in giro per la città, loro la musica la fanno e hanno un’anima Jazz. “È un’espressione musicale dove si trovano tanti esempi di imperfezioni che poi sono diventate spunto per nuove idee, Thelonius Monk sosteneva addirittura che il jazz è l’arte degli errori giusti; in sostanza si può essere imperfetti su tutto tranne che sulla sincronia delle reazioni”. Per farla breve tutti i musicisti devono andare allo stesso tempo, possono improvvisare, accelerare o rallentare, ma devono farlo insieme. Allora penso a chi quotidianamente contribuisce al successo dell’azienda e che trova nei segni dell’invecchiamento dei materiali l’idea condivisa di perfetta imperfezione. Una vera e propria cultura ancora fuori dagli schemi della produttività, la naturale trasformazione degli oggetti attraverso il passare del tempo, delle stagioni, dell’usura e delle mani di chi li ha vissuti.
Non possiamo dimenticare che ci troviamo nel Distretto della Sedia e, perfettamente contestualizzata, arriva la novità in anteprima. Prima facciamo un giro nel cluster del cervello che custodisce la memoria dell’immaginario collettivo, mi piace pensare che esista un’area riservata alle icone del passato; pensiamo al gioco Meccano, a una vecchia radio Braun oppure alle illustrazioni di Roy Lichtenstein e ai lucidi da parete di Damien Hirst e perchè no anche al funghetto trallallà delle fiabe.
Tutti li ricordiamo ma per Patrick Norguet sono delle vere e proprie visioni e su queste pensa a Colander, sintesi di una serie di opere d’arte e oggetti diventati pietre miliari nella cultura generale. È una sedia versatile può stare in un ristorante o trovare spazio tra le mura di casa. Struttura, crociera in fusione e gambe in estruso sono realizzate in alluminio, la seduta e lo schienale sono stampati in propilene. I fori che facilitano il deflusso dell’acqua la rendono ideale anche per l’outdoor. Concepita per essere pratica è impilabile ed è disponibile in diversi colori, bianco, nero, beige, rosso corallo e grigio basalto. Ma il nome? Beh la fitta forellatura già la dice lunga ma oltre a dare un senso a questo aspetto, il suo autore ha voluto sottolineare l’italianità del marchio e nel nostro paese quale oggetto è tra i più utilizzati quotidianamente se non lo scolapasta?
A questo punto non mi resta che regalarvi le note di Take Five per darvi appuntamento alla settimana prossima con un nuova storia di Funk Design. Stay tuned!
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