Giovedì in tardo pomeriggio me ne sono andato a zonzo per la città e tra una presentazione e l’altra ho fatto un incontro davvero interessante. Indubbiamente è uno di quei profili che più apprezzo, dal curriculum nervoso, come lo definirebbe un cacciatore di teste. Studia per diventare ragioniere, approccia il mondo del lavoro con una spiccata vocazione al commercio e divennta poi imprenditore. Lui è Luciano Marson.
Il design è una passione che nasce e si alimenta strada facendo, da contabile a agente di vendita nel settore arredo, collabora con grandi aziende e brand come Elam e De Padova. Proprio qui inizia suggestive frequentazioni con Vico Magistretti e Achille Castiglioni. Sul finire degli ’80 fonda Horm, forme pure per sculture domestiche, conquista per tre volte il Compasso d’Oro e oggi è art director di Lights on. Un brand e una missione: esaltare la capacità espressiva della materia attraverso l’interior design. Prima di iniziare l’esplorazione della collezione instagrammo dettagli.
Tutto vero, la materia mi parla e mi invita a toccarla. Ogni oggetto rappresenta la salvaguardia dell’artigianato nostrano e il rispetto della natura. Sostenibilità e accessibilità accomunano questa linea di complementi d’arredo democratici dove il prezzo non la fa da padrone. Luciano Marson mi racconta che l’amore per il legno sboccia nel lontano ’87. Durante un viaggio in Giappone, si sfila i sandali per entrare in un tempio. il pavimento in legno plurisecolare trasmette ai suoi piedi forte energia e l’esperienza tattile lo folgora. Quella che segue è una foto del tempio scattata da lui.
Al rientro non vede l’ora di divulgare la sua esperienza che ancora oggi governa la guida di un team di designer d’eccellenza. Tra tutti, Roberto Barazzuol e Cristian Malisan strizzano l’occhio alle arti visive con il tavolo L50. Un intreccio tra linee dal mood anni ’50 e finiture lucide e opache. Differenti geometrie per i piani, tondi, quadrati o rettangolari.
Dalla stessa collezione anche la rilettura della sedia L54, prototipo realizzato dallo svizzero Hans Coray è pratica. impilabile e ha sedile e schienale in lamiera di alluminio stampata.
Michele Merlo e Studio Gellner realizzano nel 2010 lo sgabello L09, oggi per Lights on lo ripropongono nelle nuove versioni wenge e grigio. Ecologico e polifunzionale può essere seduta ma anche tavolino basso e perchè no, anche libreria verticale. Dalla forte attitudine social si aggrega in più esemplari per trasformarsi in isola living.
Sempre dallo stesso studio la comoda seduta imbottita L58. Riedizione di un progetto della fine degli anni cinquanta, ha un telaio in faggio e si distingue per le sue impeccabili cuciture.
Ma torniamo all’art director, la sua non è solo ispirazione e supervisione, Luciano è sempre sul pezzo. Suo il mobile bar L31, è un racconto dalla trama materica interamente realizzato in massello. Acero dentro, wenge fuori. E anche l’appendiabiti L24, colorato e poco ingombrante, sembra impossibile, consente 24 agganci.
Insieme a Annalisa Berardi celebra la Milano, tradizionale sedia friulana. L60 è realizzata in faggio proveniente da coltivazioni europee e svela uno spirito ecofriendly per la sua essenza grezza e per la spalliera laccata lucida con l’utilizzo di vernici ad acqua.
Quello che vedrete qui di seguito, non è un fermo immagine sugli ingranaggi di Metropolis, è un’altra instagrammata sul dettaglio dell’isola living che prende forma dall’incastro degli sgabelli L09. Anche filtrata da effetti, la materia sembra voler farsi notare. Con Funk design ci ribecchiamo la settimana prossima.
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