Sembra voler segnare il passo di una rinascita, ok il business, ma c’è anche la cultura. Con questo spirito la cinquantacinquesima edizione del Salone del Mobile presenta le iniziative organizzate intorno al palcoscenico internazionale che anche quest’anno si prepara ad a accogliere le ultime novità, tra complementi d’arredo e soluzioni, riaffermando per Milano il ruolo di capitale mondiale del design. Curata da Beppe Finessi, Stanze, Altre filosofie dell’abitare, porta in mostra alla XXI Triennale, dal 2 aprile al 12 settembre, una riflessione sul legame tra architettura degli interni e vita quotidiana.
Dentro la casa ci riposiamo, ci rigeneriamo, leggiamo, pensiamo, studiamo, mangiamo, dormiamo, viviamo insieme alla nostra famiglia, accogliamo gli amici; dentro questo spazio si svolge buona parte della nostra vita. Sarà per questo che l’architettura degli interni rimane il luogo privilegiato di indagine e studio attraverso forme e colori che sfiorano i corpi di chi si muove dentro. E proprio intono a quelle vite che diventa oggi necessario ridefinire i tratti di una nuova progettualità. Stanze è il punto sullo stato dell’arte, undici i luoghi, undici progettisti, designer e architetti in un dialogo originale tra idee e progetti; una sequenza di ambienti ognuno pensato da un autore diverso per i quali il filosofo Francesco Cataluccio ha individuato altrettante opere letterarie di riferimento.
Libri che spalancano finestre su cuore e cervello e che riconducono le Stanze ad antiche modalità poetiche per la riscoprire l’idea di piacere. Nuovi modelli nel rapporto tra saperi e attività umane è il testo del 1979 a cura di Aldo Gargani scelto per affiancare il lavoro di Claudio Lazzarini e Carl Pickering. La vie en rose è uno sguardo critico sulla sostenibilità ambientale in una cellula abitativa minima delimitata da lastre di vetro rosa e bordeaux che in 33 metri quadrati racchiude tutte le funzioni per una coppia che dal contemporaneo guarda al futuro mantenendo viva la memoria. Superfici serigrafate con inchiostro fotovoltaico, serra che governa la produzione di energia, arredi che si fondono con infissi che a loro volta diventano arredi per una cellula che duplicandosi genera nuovi paesaggi e architetture autosufficienti.
Godel, Escher, Bach: un’eterna ghirlanda brillante è il testo tanto difficile quanto suggestivo di Douglas R. Hofstandter associato all’idea di stanza progettata da Marta Laudani e Marco Romanelli. L’assenza della presenza, gioca tra il mostrare e il nascondere, rappresenta il palcoscenico e le sue quinte perché la casa non è solo il luogo dell’abitare ma è teatro della nostra quotidianità. Ci sono i risultati raggiunti, lo schermo al plasma, il quadro d’autore, l’idromassaggio, i veri attori di questo spettacolo; e per questo analizza il valore delle assenze in uno spazio destinato alla contemplazione solitaria cucito addosso alla famiglia composta da individui adulti che hanno bisogno di ricreare una propria intimità.
Tocca a Fabio Novembre, L’insostenibile leggerezza dell’essere di Kundera che sosteneva l’irrilevanza di ogni scelta dell’individuo e il dovere di considerare la propria esistenza come necessità. Intro ricalca l’idea di perfezione dell’uovo, la cui forma ha sempre affascinato il genere umano; la attribuisce all’utero nel quale nasce la memoria, quella che inevitabilmente alimenta nell’idea di casa, il desiderio di tornare a essere protetti come in una sacca fetale. E all’interno di un guscio cromato ha immaginato una camera da letto in pelle con finiture di alta selleria. Si viene inghiottiti e ci si ritrova dentro noi stessi in quel sonno che ogni notte riporta all’immersione amniotica e che il giorno dopo ci obbliga a rinascere.
Novecento, La piega. Leibniz e il Barocco è l’opera di uno dei più acuti filosofi, con questo Gilles Deleuze ha rivoluzionato il modo di leggere l’architettura e la cultura Barocca, tutto si piega, si dispiega, si ripiega rappresentando i lati più oscuri dell’anima. Risonanze di Andrea Anastasio da forma a diverse riflessioni sullo spazio domestico, dalla coesistenza alla relazione, dal microcosmo interno a quello macro che sta all’esterno. Ogni elemento è essenziale allo svolgimento della quotidianità ed è disposto nella stessa stanza tracciando due assi per invitare all’interazione di due metà attraversate dalle pieghe di una tenda semi trasparente.
Le mie prigioni è il titolo del progetto di Alessandro Mendini per Stanze, una sorta di cella dalle pareti con forme geometriche, frutto della sua sensazione di scontare un ergastolo per reato di ornamento. Uno spazio mentale invalicabile che conferma le teorie espresse ne L’inconscio Ottico di Rosalind Krauss, libro abbinato a questo suo isolamento romantico e privilegiato. C’è anche Zygmunt Bauman, la sua Modernità liquida bene si abbina a Circolare, circolare il progetto di Manolo De Giorgi. Chi lo dice che le stanze rappresentino lo stare? Pensa quindi a un ambiente in movimento dettato da operazioni in corso in una sommatoria di corridoi che producono spazi fluidi e senza il rigore di quelle formato tessera.
Noi siamo la narrazione di noi stessi, è ciò che sostiene Jerome Bruner nel suo libro La fabbrica delle storie. L’impulso a creare storie è il motivo per cui stiamo al mondo, in questa sintesi l’analogia con La scoperta dello spazio domestico di Francesco Librizzi. Racconta di storie di ospitalità vissuta in alcuni interni privati di Beirut mettendo in scena modi di abitare senza tempo. Un ambiente vuoto al centro circondato da spazi satellite che evocano quell’antica relazione tra casa e città, forte ancora oggi nell’immaginario collettivo del mediterraneo. L’immagine insepolta di Georges Didi-Huberman si sposa con In prospettiva dove Elisabetta Terragni, toglie invece di aggiungere per riconoscere e comunicare l’essenza delle cose, come sosteneva Bruno Munari. Un parallelepipedo chiuso racchiude spazi deformati su due prospettive che danno vita a mutevoli effetti di luce e movimenti, due soggetti vicini possono non vedersi ma comunque sentirsi.
Nel 2008 Richard Stennet scrive L’uomo artigiano, niente di meglio per Duilio Forte che ritiene l’architettura, una pratica manuale. Ursus è la proposta per un abitare contemporaneo, reso possibile dall’accelerazione nella velocità di comunicazione alla quale assistiamo oggi. Una società che si scompone e si parcellizza ha bisogno di un modulo minimo di sopravvivenza dal quale immaginare il proprio futuro. L’arte di scomparire di Pierre Zaoui bene rappresenta il lavoro di Umberto Riva. L’ipotesi di una via di Fuga è la progettazione di un moderno Cabanon, l’ultimo rifugio di Le Corbusier; un’esplorazione sull’Existenz Minimum in cui il rapporto tra persona e spazio è l’aspetto più importante. Una stanza dal rigore monacale nella quale la luce, i materiali e il disegno degli arredi giocano un ruolo fondamentale.
Stanze si chiude con una riflessione acuta sulla realtà attuale immersa nello scenario evolutivo. Byung-Chul Han. nel suo libro Sciame. Visioni del digitale, mostra come la trasparenza e i dispositivi digitali abbiano profondamente cambiato gli uomini e il loro modo di pensare. Lo studio Carlo Ratti Associati ripropone a tutti gli effetti il concetto progettando uno spazio che della tecnologia mostra l’aspetto più comodo. Pin Room è una piattaforma di soffici pin, capaci di sollevarsi e di riconfigurare lo spazio in un numero potenzialmente infinito di combinazioni. I suoi singoli elementi, pixel divenuti materia, consentono di manipolare l’universo fisico trasformandolo, di volta in volta, nel migliore dei mondi tangibili.
Stanno per iniziare sei mesi caldi di design e architettura, dal prossimo Salone del Mobile con i distretti che si accenderanno per il Fuorisalone, alla XXI Triennale, che torna dopo vent’anni di assenza. Fiere, mostre, installazioni, incontri culturali, presentazioni, la città tornerà ad animarsi in quel fermento vissuto durante Expo 2015 e noi di Momastyle.com, saremo davvero dappertutto. Funk Design torna la settimana prossima. Stay tuned!
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