XX1 Triennale: il cambiamento della progettualità

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Torna dopo vent’anni di assenza la grande esposizione internazionale, 21st Century, Design After Design è il titolo della XX1 Triennale. Inaugurata ufficialmente il 2 aprile animerà Milano fino al prossimo 12 settembre, attraverso un fitto calendario di eventi e festival diffusi in tutta la città. 19 location, 27 mostre e un lungo percorso di installazioni tracceranno la mappa di una nuova drammaturgia del progetto. Riflettori accesi su design e le relazioni con il territorio, l’artigianato e le nuove tecnologie dell’informazione.

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L’annuncio di qualche mese fa mi ha messo sulle spine, non stavo nella pelle all’idea e non ho potuto fare a meno di rovistare nei ricordi del passato. Immediatamente ho cercato tra i miei libri il catalogo di 18T, la prima che visitai. Era il 1992, il tempo della Facoltà di Architettura al Politecnico di Milano. Ci ritornai almeno una dozzina di volte con i compagni, con amici e famigliari, li tiravo in mezzo con lo stupore di un bambino di fronte a una scoperta, correte, venite a vedere!. La vita tra cose e natura: il progetto e la sfida ambientale il titolo di quell’edizione, non sembrano passati venticinque anni e qualcosa sembra fare da filo conduttore con questa nuova XX1 Triennale. Già a quell’epoca i temi del mondo odierno, non erano profezie, piuttosto un dibattito perpetuo bisognoso, oggi più che mai, di soluzioni sostenibili.

xxi triennale design after design

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A differenza di questa XX1 Triennale disseminata tra strade e luoghi, in quegli anni tutto accadeva all’interno del Palazzo dell’Arte; 18T affascinava per temi carichi di interesse e molteplici implicazioni, l’abitazione dell’uomo non era più delimitata dalle pareti domestiche, era l’intero pianeta con tutte le cose da esso stesso create con l’arrogante obiettivo di dominare la natura. Ho cercato le fotografie che scattai senza trovarle. La Triennale di Milano mi ha permesso di accedere al suo archivio fotografico potendo recuperare le immagini di ricordi ancora vivi. Tra i tanti La casa che respira di Yves Klein, disegni divenuti progetto esplorativo tra esistenza e relazione, tra essere umano e habitat. Pareti trasparenti, acque nebulizzate, tetto immateriale e clima ottimale alla ricerca di un equilibrio instabile per assecondare lo scorrere del tempo. L’illuminazione blu e le suggestioni di suoni mono-tono a connettere un mondo coeso con l’esistenza quotidiana.

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Incredibile ma vero, pur distanti di oltre due decenni da XX1 Triennale, già si parlava di realtà virtuale; tra cose naturali e la natura delle cose, l’installazione Virtuality riproduceva un ambiente architettonico in grado di condurre il visitatore all’interno di un percorso elettronico esplorabile grazie all’utilizzo di casco e guanti dotati di sensori collegati a un computer; sembrava fantascienza.

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E la storia continua, oggi XX1 Triennale si fa portavoce di avanguardia rinunciando a dare visioni sul futuro. Decodifica il nuovo millennio e individua i cambiamenti della progettualità. After assume il duplice significato di dopo e nonostante il Novecento. Un confronto sulla modernità che ha escluso i temi antropologici, la storia, le tradizioni, il destino, l’eros, il sacro e la morte, che accende il dibattito sulle questioni di genere, la globalizzazione e le trasformazioni nel design in seguito alla crisi. Grazie a una due giorni dedicata alla stampa ho avuto il privilegio di visitare le mostre in anteprima.

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Prima tappa Hangar Bicocca dove, in occasione della XX1 Triennale, Pierluigi Nicolin e Nina Bassoli hanno allestito Architecture as Art; in scena gli sconfinamenti tra architetti, designer, artisti e paesaggisti che diventano consuetudine, un’occasione per osservare l’architettura con uno sguardo diverso e per superare la solita modalità pratica di fruizione del progetto.

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Subito dopo al Mudec, Luisa Collina e Cino Zucchi introducono Sempering, la metamorfosi del progetto contemporaneo. Il processo di produzione non è solo un veicolo che porta dall’idea all’oggetto, ma un incontro tra materia e forma. All’interno otto eventi progettuali di scala e natura differenti, diverse azioni, diverse trasformazioni che plasmano la materia fino a diventare manufatto.

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Fresca di inaugurazione, la vicina Base Milano, ospita alcuni tra i partner internazionali di XX1 Triennale presenti con prodotti e installazioni. Saint-Etienne città francese Unseco del Design propone Saint-Etienne Changes Design, una selezione di eccellenze che, attraverso sperimentazioni, aggiornano risposte a nuove esigenze e stili di vita. Il Regno Unito partecipa con il V&A Museum of Design Dundee e Adventures in Design, il fumetto creato da Will Morris e David MacKenzie che narra la storia delle più importanti innovazioni di design targato UK.

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Tra i luoghi destinati alla XX1 Triennale non poteva mancare La Fabbrica del Vapore dove Stefano Micelli ha progettato la mostra New Craft, un incontro virtuoso tra saper fare artigianale, innovazione e cultura del progetto. La rivoluzione tecnologica trasforma metodi di produzione e abitudini di consumo cambiando inevitabilmente le forme del progetto. La digital manufactoring permette di superare vincoli tradizionali per azzerare la serialità. Questo è lo spazio dove realtà consolidate affiancano giovani talenti in una serie di oggetti differenti: biciclette, stampe, abiti e mobili.

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Questa nuova edizione di XX1 Triennale coinvolge anche due livelli del Palazzo della Permanente. Al piano terra altri partner internazionali occupano diversi stand, tra i tanti l’Iran e le sue tradizioni con Redescover Design e il pop colorato della Polonia con Beauty e Pragmatism. Al primo, un’atmosfera glamour elettrizza con La Logica dell’approssimazione nell’arte e nella vita, lo spazio curato da Gillo Dorfles e Aldo Colonnetti; Un’esperienza multisensoriale giocata sulla geometria frattale che fa da cornice a opere di maestri che hanno concepito oggetti entrati a far parte del nostro quotidiano.

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Paesi del mondo anche al Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia, l’Albania racconta le sfide sociali del paese attraverso il Progetto fra vuoto ed energia, mentre l’Afghanistan attrae con la preziosa essenzialità di complementi d’arredo e tappeti sulla via della seta. L’Algeria invece, riconcilia un moderno patrimonio di ricchezza con le antiche tradizioni.

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11 aree per 5 mostre allestite nella sede centrale della XX1 Triennale di viale Alemagna, oltre a Stanze, curata da Beppe Finessi e della quale ho scritto qualche post fa, La Metropoli Multietnica di Andrea Branzi racconta di conflittualità, di convivenze forzate tra minoranze razziali e culturali in un girotondo di reciproca tolleranza, all’interno del quale si conservano memorie e antiche abitudini. Maestri artigiani e maison orafe affollano Brilliant! I futuri del gioiello italiano a cura di Alba Cappellieri; oltre 50 preziosi Made in Italy si interrogano sul domani di un’alta capacità manifatturiera e industriale in una commistione di arte, design, moda e nuove tecnologie.

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Impensabile esaurire i contenuti di questa XX1 Triennale in un solo post, il racconto di questo evento di divulgazione culturale continua con nuovi capitoli dopo la settimana del Fuorisalone durante la quale tutte le mostre dell’esposizione internazionale saranno accessibili gratuitamente. Sul sito ufficiale tutte le iniziative e le informazioni utili e qui si seguito la mappa con le indicazioni.

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L’appuntamento è per martedì prossimo con Funk Design and the Districts, il report quotidiano di Momastyle.com sulle strade della Design Week per scoprire dove andare e cosa vedere, stay tuned!

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