Essere l’Altra: non ne vale la pena

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Essere l’Altra.

Siete mai state “L’Altra”? Per una volta in questo blog voglio parlare solo ed esclusivamente alle donne in lettura, non l’ho mai fatto, ho sempre parlato a tutti. Ma questa volta lo chiedo a te, direttamente: sei mai stata “L’Altra?”.

Letta così è un’espressione così stringata da suonare deplorevole anche senza pronunciarla ad alta voce. Anche perché nel momento in cui lo pronunci ad alta voce diventa vero, e sarebbe un problema in più da affrontare, quello del giungere ad una definizione di cosa tu sia, per di più pronunciata ad alta voce.

“L’Altra” è quella che non ha la libertà, comunque. È quella che deve portare pazienza, è quella che tendenzialmente non ha i weekend, non ha le serate, non ha le nottate, e quando le ha deve viverle per forza come un immenso regalo. “L’Altra” è quella che non ha le serate in compagnia, le vacanze, i genitori che si stringono la mano a cena. “L’Altra” è quella che ringrazia di non avere queste enormi rotture di palle, all’inizio. Sì, perché, specie se una relazione seria l’hai già vissuta prima e sei ancora in quella fase semi-allergica al legame duraturo, fase, per altro, quasi sempre legata ad una grande paura di fondo di prenderti un’altra badilata sui denti, all’inizio essere “L’Altra” ti fa comodo. Ti fa comodo perché vivi nell’illusione di prenderti solo il meglio.

La realtà è ben diversa, perché ad un certo punto ti accorgi davvero cosa voglia dire essere “L’Altra”, ti accorgi che nell’80% dei casi (e scusate se generalizzo, ma le storie che vanno in modo diverso si contano davvero sulle dita di una mano), sei stata un passatempo. Un passatempo per evadere dalla routine, e talvolta persino per rinforzare la convinzione che la relazione ufficiale sia quella giusta, quella da perseguire. Cosa vogliamo dire di questi uomini che non hanno le palle né di tenersi la propria donna tutta la vita senza tradirla, né di lasciarla per affrontare qualcosa di nuovo, né, tantomeno, di stare da soli?

Essere “L’Altra” è un errore in cui si può cadere. Per fragilità, per trasgressione, per seduzione, oppure semplicemente perché, che tu voglia ammetterlo o meno, ti innamori come un’idiota. Ci cadi con tutte le scarpe, sopporti cose che tutte le persone intorno a te ti dicono palesemente essere insopportabili per tutto l’umano sentire. Eppure tu le prendi e le metti in saccoccia, stringi i denti e ti dici: “No, combatto”.

Ecco, amica in lettura, con il cuore in mano ti consiglio di non combattere affatto. Perché l’amore non è combattimento, non se non sei in un romanzo ottocentesco, non se non sei Romeo o Giulietta, non se non vivi a migliaia di chilometri di distanza, con religioni diverse alle spalle, culture differenti, difficoltà economiche. L’amore, quanto tu sei “L’Altra” semplicemente non esiste.

Perché, se esistesse, tu rimarresti “L’Altra” per un tempo così breve da non accorgerti nemmeno di essere stata “L’Altra”, mentre quando passano i mesi, il tuo fegato si fa grosso come una zampogna, e il cuore pesante come un macigno. La vita ti scorre intorno e tu non te ne rendi nemmeno conto, perché sei troppo impegnata a cercare il momento giusto in cui poter parlare, mandare un sms, telefonare. Ti capitano cose e le fotografi pensando di poterle condividere, comunque, in qualche modo, con chi sta dall’altra parte, che di quelle foto probabilmente se ne fa qualcosa quanto un pacifista potrebbe farsene di un fucile da caccia.

“L’Altra” è spesso una persona intelligente e sensibile, perfettamente consapevole delle cazzate che sta facendo, una dietro l’altra, eppure totalmente incapace di tirarsene fuori. “L’Altra” pensa che ce la farà a far cambiare idea all’uomo, perché lei è intelligente, è brava con le parole, è forte, è indipendente, rappresenta la novità, la libertà. E invece no, è esattamente identica a quella che sta in una casa, ad attendere uno che non torna, è freddo, è distaccato, è distante, e torna normale solo a tratti, quando ha voglia, quando magari “L’Altra” gli ha proprio rotto i coglioni.

“L’Altra”, ad un certo punto, si convince di essere sbagliata. Quando l’unica cosa sbagliata nel rapporto che ha messo in piedi è lui. Lui che è evasivo, che non sceglie mai nulla, che fa pesare le decisioni come fossero enormi concessioni con sigillo papale, lui che nasconde tutto dietro un’apparente aridità sentimentale, si sfoga tra le lenzuola, e poi subito dopo, torna a nascondere, mentire, rigirare, dare e togliere allo stesso ritmo di una pallina impazzita nel flipper.

“L’Altra” annulla la propria vita sociale, e si mette in attesa. Con tanto di musichetta orribile, come quelle dei Call Center. – Gli operatori sono momentaneamente occupati, si prega di attendere in linea –

Peccato che il momentaneamente sia eterno e l’attesa in linea infinita. Esattamente come con i Call Center quando hai un problema urgente da risolvere.

Sbattetela giù questa cornetta, perché altrimenti prima o poi verrà staccato il filo dall’altra parte, e verrà fatto nel modo più brutale e inaspettato, in un giorno qualunque, mentre siete intente a gestire la vostra solita routine di messaggi e chiamate segrete quanto la massoneria.

Sbattetela giù questa cornetta perché di essere “L’Altra” non se lo merita nessuna. Nemmeno quella che è stata stronza in passato, quella che non è stata a sua volta onesta del tutto, nessuna donna si merita di essere la numero 2 per qualcuno. Perché il vecchio adagio del “meglio soli che male accompagnati” è sempre valido, e non è solo un detto popolare. È la verità.

Ogni “Altra” reagirà a modo proprio davanti alla parola fine, la vivrà comunque male, come la fine di qualunque grande amore, forse, soprattutto, perché ci ha creduto, si è auto-eletta Wonder Woman e ha pensato di potercela fare, ha investito, ha sopportato, ha stretto i denti, si è morsa la lingua centinaia e centinaia di volte. Ha cercato di rimanere equilibrata, di lasciare spazio, di non fare danni, di non mettersi in mezzo anche quando la tentazione era così forte da generare prurito alle mani, alla faccia, alle braccia.

Ne vale la pena? Per un uomo che vi tiene per mesi relegata al ruolo di “Altra”?

Non la scriverò esplicitamente la risposta a questa domanda, perché è abbastanza esplicita nel testo.

Ci ho messo un po’ a capire che la chiave, in fondo, è solo volersi un po’ più bene. Vogliatevi bene.

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