Che cos’è stupendo? Può esserlo una persona, un luogo o semplicemente un momento. Indubbiamente è una categoria soggettiva: la persona che noi troviamo stupenda, per altri può essere antipatica; il medesimo luogo può essere amato o odiato; lo stesso momento senza pari per me, per un altro ai limiti della noia. Insomma non è detto che ciò che in me provoca stupore, che ha la medesima radice di stupendo, lo provochi in un’altra persona e questo è comprovato sia linguisticamente, visto che nel passato l’aggettivo stupendo poteva avere una connotazione negativa, sia nella vita quotidiana, ad esempio noi donne troviamo stupendo fare shopping in tempo di saldi, mentre gli uomini più che stupefatti ne sono inorriditi.
Soltanto di fronte al bello classico per definizione l’esclamazione “È stupendo!” nasce in tutti naturalmente senza se e senza ma: la Cappella Sistina o la cupola del Brunelleschi a Firenze strappano anche al più critico dei visitatori uno sguardo ammirato e stupefatto per i capolavori che l’ingegno e l’arte dell’uomo sanno creare. Quindi, quando ho fissato l’incontro con La Stupenderia, ero molto scettica: il loro nome mi sembrava altisonante e un poco pretenzioso, come se loro fossero novelli Willy Wonka di abiti stupendi per bambini. Arrivata al loro atelier in Piazza Vetra angolo via Urbano III a Milano, tra il traffico e il freddo pungente della mattina di gennaio, il mio spirito critico era arrivato al culmine della diffidenza. Varcata la soglia del negozio ed accolta dai giovani membri dell’ufficio stampa, Nicoletta e Nicola, una sensazione sorprendente di calore mi ha riscaldato il cuore. Mentre intervistavo Nicoletta, il bianco panna e il crème delle pareti mi rilassavano in un’atmosfera di candida eleganza, che pervade anche la boutique di Via Solferino angolo Via Ancona. Con un tuffo di immaginazione posso immaginare che anche gli altri flagship a Londra, Porto Cervo e a Seoul, siano così graziosamente di stile. La conversazione scorre piacevolmente. La Stupenderia compie quest’anno trent’anni e per festeggiare si è dotata di un ufficio stampa dinamico che ha rinnovato il look del sito internet, che deve essere al passo coi tempi senza tradire lo spirito del brand, come gli eventi tutti in luoghi di classe come l’hotel Chateau Monfort. È stato promosso anche il gioco Crea con la Stupenderia in cui le bambine potevano giocare con la bambola di carta Matilde e vestirla con gli abiti della collezione P/E 2015, un modo per rinnovare un gioco antico, ma intramontabile come tutto ciò che è definito classico. Il mio scetticismo ormai è stato destabilizzato e sostituito da un senso di approvazione. È davvero bello vedere imprese familiari, tutte rigorosamente made in Italy, in questo caso la sede è a Caronno, che si fanno largo nel mondo. I tre fratelli De Riso continuano le passione materna e dei tre è Roberta che crea le collezioni, ispirandosi a mille suggestioni, ad esempio un giardino incantato per la P/E 2015 e per la F/W 2015-6 i viaggi tra Marrakech, Andalusia, Oriente e i Marais di Parigi. Guardandomi attorno, ho capito subito che lo street Style è bandito, come anche la massificazione del prodotto: tutto deve essere curato, con dettagli ricamati a mano e rivolto a una clientela affezionata. Insomma un prodotto di nicchia, ma amato anche negli Emirati Arabi, per chi ancora vuole sognare o quanto meno far sognare i propri bambini di essere delle piccole principesse e dei dandy.
Così eccomi stupefatta, e senza parole, davanti ai piccoli capolavori della collezione P/E 2015. Colori pastello per abiti di una leggerezza straordinaria tra pieghe e balze che fanno sembrare la bambina un piccolo fiore, papillon e completi da uomo rivisitati con accurata dolcezza per i maschietti, abiti da cerimonia di un’eleganza straordinaria nella loro classicità senza tempo e poi improvvisamente il colore: un abito blu a pois giallo, il viola e soprattutto il rosso delle mele che ricorrono come stampe su un abito gioioso e giocoso, come il cappello che gli è abbinato.
Sì perché ogni abito è accompagnato da un cerchietto o da un cappellino, che sono piccoli gioielli per l’accuratezza dei dettagli. Se davanti a questi abiti ormai lo stupore mi ha conquistato, la tenerezza della linea baby mi fa sorridere di cuore: immagino bebè con cuffiette e calzine fatte artigianalmente, con vestitini con piccoli cuoricini, che sono il logo distintivo del marchio. Insomma delle piccole fatine dei boschi!
Incuriosita, chiedo ulteriori dettagli sulla collezione F/W 2015-16 e scopro che ci saranno abiti color rubino e smeraldo a ricordare il Marocco, altri di seta sulle tracce dell’Oriente. Ci saranno poi applicazioni in PVC di farfalle e cuori per arricchire una collezione, che si reinventa senza tradire la storia del brand.
Tutta questa qualità ha un prezzo, ma qui stupire è una professione e così scopro che, oltre che a Caronno, anche in piazza Vetra al piano inferiore c’è l‘angolo outlet. Prima di salutare, mi riprometto di andare in zona Brera, così da poter fare un salto sia da Alfredo Pria 1824, come suggerito da Alessandra Pepe (qui), e poi proseguire in via Solferino alla Stupenderia così da immergermi nuovamente in un’atmosfera da favola.
Ovviamente, sull’onda dell’entusiasmo, non posso che approfittare dei saldi e comprare due abiti per le mie principesse che mi aspettano a casa.
Insomma non ho visto gli Umpa Lumpa, ma sfido qualunque mamma a non esclamare “È stupendo” di fronte a quegli abiti immaginandoli indosso al proprio piccolo.
Condividi:
- Fai clic per inviare un link a un amico via e-mail (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic per condividere su Facebook (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic qui per condividere su LinkedIn (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic qui per condividere su Twitter (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic qui per condividere su Pinterest (Si apre in una nuova finestra)
- Altro