Il problema è di fronte ai nostri occhi, ma semplicemente non lo vediamo. Puliscono le nostre case, accudiscono i nostri nonni o genitori e talvolta ci parlano della loro famiglia e noi semplicemente non ascoltiamo, o forse neppure ci accorgiamo che esiste un problema, altrimenti talmente evidente che la domanda dovrebbe sorgerci spontanea. Dove sono i figli di quelle donne che non vengono da mondi lontani, ma dall’Est Europa? Donne che parlano una lingua così simile al latino, da sembrarci familiare. Incredibilmente, mentre le ascoltiamo, la lampante verità non ci appare in tutta la sua tremenda semplicità: quei figli non ci sono. Insomma esistono, ma non sono con loro, sono a chilometri di distanza, lasciati agli zii o ai nonni, spesso non autosufficienti, nel paese d’origine. Queste madri con i loro figli vivono la terribile esperienza della famiglia transnazionale dove i bambini sono in una nazione diversa rispetto a quella dei genitori a cui raramente si ricongiungono. In più nei paesi d’origine rimangono solo anziani e bambini e con il tempo i primi non sono in grado di occuparsi dei secondi, che perciò vengono affidati ad orfanotrofi.
Il problema è affrontato dall’associazione Onlus L’Albero della Vita dal 2008 ed il primo step del progetto si è occupato della Romania, paese in cui i left behind children sono secondo una stima dell’Unicef 350 mila (il 7% della popolazione tra gli 0 e i 18 anni) e sono 4 milioni (1/5 del totale della popalazione) i Rumeni emigrati in Europa, in particolare in Italia ed in Spagna. Gli operatori di L’Albero della Vita è intervenuto immediatamente a livello psico-sociali, per affrontare il trauma della separazione. In questi paesi, infatti, la migrazione è particolare perché riguarda anche le donne e questo tocca la struttura familiare in maniera profonda e drammatica. Le migrazioni, a cui siamo più abituati, coinvolgono in primis gli uomini, in questo caso invece la mancanza anche della donna/madre distrugge ogni possibilità di mantenimento di tessuto familiare ed anche sociale. Più di un terzo dei left behind children è privato di entrambi i genitori ed in più 400 mila bambini ha vissuto esperienze analoghe, non vedendo la propria madre anche per dieci anni. Nelle zone urbane sono gli uomini ad emigrare specialmente in Russia, da cui spesso non fanno ritorno, o tornano morti; nelle zone rurali è più facile che sia la madre ad andarsene, lasciano l’uomo al lavoro nei campi.
Alla luce di questi allarmanti risultati, già dal 2009 la questione è stata portata all’attenzione del parlamento europeo perché si attivino soluzioni nell’ambito delle politiche di migrazioni e sociali. La maggior parte di questi bambini soffre di deficit di attenzione, abbandona la scuola e poi è facilmente presa di mira dalla micro e macro criminalità o la droga: traffico di minori e prostituzione sono piaghe ben troppo note in quei paesi. L’Albero della Vita rimarca la necessità di interventi di protezione per stimolare gli affidatari a maggiori cure e mostrare alle madri emigrate le problematiche. Per realizzare ciò, i volontari incentivano le attività di contatto tra madri e figli, altrimenti molto scarse.
Il progetto Family on the move, iniziato nel 2008, si sviluppa oggi oltre che in Romania, anche in Bulgaria, Moldavia e Polonia: in Bulgaria l’attività è diretta sul territorio, in Moldavia invece sono stati formati operatori locali, in Romania sono organizzati centri di cura psico-sociali per i cosiddetti orfani bianchi. L’effetto psicologico sui bambini, lasciati in paesi fantasma, è dirompente tanto da spingerli al suicidio. Questa è la triste vita di queste donne, anche se non fanno notizia, come in Moldavia, paese in cui non si fa cenno assolutamente a queste storie di mamme costrette ad andarsene, che invece sono un pezzo della loro storia nazionale. Proprio per non dimenticare L’Albero della Vita, grazie all’obiettivo di Carmine Flamminio, ha allestito una mostra fotografica Tra la Moldavia e L’Italia. La mostra fotografica nasce come momento di sensibilizzazione sul tema della famiglia nella migrazione del programma di Fondazione L’Albero della Vita “Family On the Move: protecting Transational family rights in Europe”.
Spesso quei bambini spariscono o le donne, ritratte nelle foto, quando tornano a casa, sono state sostituite: un detto rumeno dice: “Occhi che non si vedono si dimenticano”. Ora noi però quel problema lo abbiamo di fronte agli occhi, non possiamo dimenticare.
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