Mamme e figlie: il processo di omologazione

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C’era una volta un paese incantato di nome Hollywood. Lì viveva una bella bimba: Suri Cruise. Per magia più tempo passava più Suri assomigliava alla sua mamma, Katie, che nel frattempo perdeva le fattezze da donna per ritornare ragazzina e alla fine, bidibibodibidu, Surie, 8 anni, e mamma Katie, 35, sembravano sorelle.

Mamme e figlie il processo di omologazione 4

Questa è una favola hollywoodiana..ma si sa che ai nostri giorni le favole diventano realtà! Ed anche le vip di casa nostra, come Laura Torrisi, hanno emulato le eroine della favole. Dalle vip alle mamme non famose il passo ė breve e così camminando per le strade delle città possiamo ammirare questi fenomeni paranormali di clonazione tra madre e figlia

La moda è subito venuta in soccorso alle mamme che desideravano avere gli stessi poteri della Katie della favola e così molte case di abbigliamento, come Mango o addirittura Armani (nella favola, dove non può mancare un buon sovrano, è re Giorgio a vestire le due principesse Katie e Suri), hanno lanciato collezioni con capi simili per mamme e bambine.

Mamme e figlie il processo di omologazione 3

Qui infatti occorre vestirsi e acconciarsi in modo uguale, perché la somiglianza cercata non ha nulla a che vedere con quello che la vecchia e cara genetica può concedere anche giocando qualche brutto scherzo alle abitanti dell’incantata Hollywood. Così accade, mentre si è dal parrucchiere, vedere arrivare una mamma e una figlia, la mamma con i capelli dritti dritti  castano chiaro e la bimba con una ingarbugliata e ondulata massa corvina. Dopo tre ore di trattamento, secondo quanto richiesto dalla madre, che non si è piegata neppure alle obiezioni della parrucchiera, dal salone escono entrambe con i capelli neri lisci e ordinati in un caschetto che farebbe invidia alla Valentina di Crepax. Ovviamente sono entrambe vestite uguali. 

Da qui spopolano poi sul web foto e selfie di queste strane creature non più mamme e non più figlie.

Chi mi segue su MOMA, sa che ho due figlie femmine e forse si chiede se sono immune da questa epidemia collettiva. Devo ammettere che anch’io sono stata colpita dal contagio ma in forma lieve. Così, quando la  parrucchiera stava tagliando i ricci di mia figlia Maria Vittoria come a una nuova Fantaghirò, la tentazione mi colpì: anch’io potevo accorciare la mia capigliatura e acconciarmi come lei. Poi prima che il danno fosse irreparabile rinsavii. Lasciai che lei facesse la bimba ed io la trentenne e che tutti continuassero a dire che assomiglia al suo papà come del resto è. Lei deve indossare abiti comodi, perché ama andare sullo scivolo, io vestiti adatti ad una donna dinamica che vuole essere femminile. Lei non deve avere borsette o pochette, perché ha bisogno delle mani libere per tenersi all’altalena, sono io che devo portare una maxibag per stiparla di tutto ciò che occorre quando esci con una bimba di due anni e mezzo.

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Lei deve indossare scarpe adatte a correre e saltare, veloci da mettere, io posso permettermi un tacco perché cammino da molto più tempo di lei. E quando arriva sera lei dopo il bagnetto non ha voglia di stare ore sotto il Phon perciò le si addice un taglio corto, io posso rilassarmi con la piastra. Avrà tempo per scoprire questi vezzi femminile, per ora non sono altro che un gioco, come rubare la borsetta o mettere il mio profumo. Non siamo uguali, io sono l’adulta e lei la bambina: non siamo amiche o qualsiasi altro fenomeno paranormale, non è un mio clone: è nata da me ma è una persona altra da me.

Le nostre strade sono diverse anche se indissolubilmente legate e se qualche volta ne percorre un pezzettino con le scarpe di mamma lo faccia: ora è il tempo per i piccoli di giocare a diventare grandi e per i grandi di fare gli adulti!

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