È l’inizio della fine. Sì, perché maggio e giugno portano con sé le inevitabili feste: cene di fine anno scolastico, saggi di fine corso, pizzate genitori, insegnanti, studenti. Tutte feste a ridosso dell’estate che incalza prima dell’inevitabile arrivo dell’apocalisse, cioè del disvelamento degli inappellabili scrutini. Per ora le mamme possono ancora illudersi che il figlio recuperi in extremis l’insufficienza in greco e che l’estate non sia segnata dal broncio del figlio, che invece delle spiagge dovrà trascorrere i pomeriggi a fare ripetizioni. Sono lontane le discussioni sui compiti delle vacanze non terminati ed ancora la speranza sbrilluccica. Perciò ecco plotoni di mamme impegnate ad organizzare buffet dopo la recita dei pargoli, prenotare ristoranti disponibili ad accogliere l’orda di venticinque ragazzini delle medie con professori e soprattutto con i genitori, invitare il parentado ad assistere al saggio della piccola ballerina in tutù rosa ed i giorni e gli impegni si accavallano, sopratutto quando di figli ne hai due (o più) e così tutto si moltiplica in un dipanarsi fitto di appuntamenti in cui la parola d’ordine è non mancare.
Per nulla al mondo noi mamme perderemmo la festa di fine d’anno, la consegna della cintura gialla di Karate o il saggio di violino, anche appestate e con una gamba fuori uso ci presenteremmo e lo faremmo con il sorriso: non importa se il capo al lavoro ci urla che siamo in ritardo per la consegna, noi dobbiamo mollare la nostra postazione ed andare ad aiutare a grigliare 500 salamelle per la festa dell’asilo e poi, di notte, mentre ancora puzziamo indecentemente di carbonella, finire il lavoro da portare in ufficio l’indomani. I nostri mariti ci guardano e non capiscono proprio perché ci riduciamo in questo stato, perché ogni anno ripetiamo che l’anno successivo non faremo ingabolare in queste terribili hell’s party per poi caderci irremediabilmente ed anzi essere in prima linea nei preparativi, nella vendita dei biglietti della lotteria, nel preparare la famosa crostata per il rinfresco.
Ci riduciamo in questo stato perché è il nostro modo per celebrare la vita di nostro figlio: un altro anno è passato ed ecco il nostro bimbo fare un altro passo verso il futuro, quando avrà altre feste, ma noi non saremo invitate. Sappiamo, perché è successo anche a noi, che a settembre, quando la scuola reinizierà, nostra figlia sarà inspiegabilmente cresciuto: magari avrà smesso di giocare con le bambole, magari non cercherà più la mano della mamma per attraversare, magari in alcuni tratti sarà già ragazzina. Succede così: rientrano a scuola dopo le vacanze estive e sono cresciuti. Quando ero io a crescere, mi ricordo il proprietario del resort delle mie estati che diceva a mia mamma che era il mare, quel mare, a farmi crescere. Invece non c’è mare che tenga, crescono tutti ed allora è giusto festeggiarli, celebrare per una sera il loro mondo, il loro asilo, la loro scuola o il loro sport. Un’istantanea di felicità, un attimo di pura gioia. Con questi pensieri sbircio i preparativi che le maestre dell’asilo nido delle mie bimbe stanno approntando per la festa. Con i bimbi che terminano, tra cui c’è anche MariaVittoria, stanno organizzando qualcosa ed io ho cercato di avere qualche anticipazione, ma nulla: mia figlia di tre anni mantiene il segreto, meglio di un agente segreto. Così in questi giorni mentre con le altre mamme si parla di cosa preparare per la festa, io che mi conosco so già che quella sera non riuscirò a dire nulla alle maestre, che hanno saputo insegnare tanto alle mie piccole, ognuna a modo suo, ognuna con il suo carattere, ma sempre con attenzione ed affetto. Sono fatta io così, arrivo tardi a festa finita e poi le parole rimangono lì, un grazie immenso e un vi voglio bene persi tra le briciole della crostata. Ad essere sincera so già che mi commuoverò, perché le bimbe crescono, perché brillano in loro e in tutti i bambini tante speranze che non vorremmo mai vedere disilluse. Queste feste sono la celebrazione di quello che è stato, ma per noi genitori anche momenti propiziatori in cui, alla faccia di qualsiasi ragionevolezza, auguriamo a loro una vita che non li tradisca mai. Per questo la parola d’ordine per queste feste è non mancare.
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