Le ansie di una mamma: l’ambientamento all’asilo nido

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Le neo mamme sono tutte donne organizzate. Magari, come me, non lo siamo per natura, ma ne siamo costrette dagli eventi o, per meglio dire, dall’evento che ci ha cambiato la vita: la nascita di nostro figlio. Quando hai bambini, scopri che devi essere una perfetta macchina da guerra, con strategie e obiettivi ben chiari in testa ( ..ma anche exit strategy in caso di imprevisto). Quindi ecco che la mamma programma il suo rientro al lavoro, istruisce i suoi soldati più fedeli, di solito i nonni, ed iscrive il suo bambino al nido. Tutto pronto: il giorno 7 settembre primo giorno di nido..o per meglio dire d’ambientamento. Ecco che la nostra macchina è finita nelle sabbie mobili: ne usciremo? E se sì, come?

L’ambientamento in Italia dura di norma due settimane ed è il periodo in cui mamma ed educatrice collaborano perché il bimbo si inserisca senza traumi all’asilo (nido o materna che sia) e comprenda che la maestra è una persona di cui può e deve fidarsi e soprattutto che la mamma non lo sta abbandonando..cosa di cui invece nel frattempo la mamma si convince!

Il primo giorno di ambientamento vesto la mia Eleonora, una bambolotta di 11 mesi, tutta di rosa, preparo accuratamente la sacca per il cambio riponendoci tutto ciò che mi è stato richiesto, anche un grembiulino per le attività pittoriche, e, in perfetto orario, sono davanti all’ingresso dell’asilo insieme alle altre mamme. Negli sguardi delle altre noto la stessa ansia che provo io. Quando poi la maestra arriva e finalmente i bambini entrano insieme a noi, possiamo notare che subito giocano e sono a loro agio e a loro modo iniziano a far amicizia.

i primi giorni di asilo

Noi mamme siamo entusiaste: le ansie erano frutto delle nostre paure! Le maestre però cercano di avvisarci che nei giorni successivi, quando noi gradualmente staremo sempre meno e i bimbi sempre più soli fino a trascorrere una giornata intera senza di noi, qualche pianto ci sarà. Aggiungono anche che il bimbo che non ha questa crisi durante l’ambientamento poi potrebbe averla dopo, perciò meglio si sfoghi subito.

Noi mamme non ascoltiamo: vediamo i nostri bimbi felici e siamo rassicurate. Faremmo, invece, meglio ad ascoltare le educatrici!

Fino al terzo giorno tutto procede per il meglio. Poi al quarto ci alziamo per andarcene per un’ora ed ecco che Giulia, una cucciolina di 12 mesi, vedendo sua mamma sulla porta piange ed Eleonora improvvisamente lascia cadere le costruzioni con cui sta giocando, mi guarda e grida, Davide, 13 mesi, resosi conto della situazione, si aggrappa alla gamba della mamma. Le maestre ci pregano di uscire, chiudono la porta dell’aula.

Ed eccoci fuori, per mezz’ora.

Andiamo a prendere un caffè. Non riusciamo a chiacchierare. Silenzio. Ognuna è persa nei propri pensieri: “Starò facendo la cosa giusta? Ma come faccio altrimenti?”. Perché dopo così tanti mesi vissuti in simbiosi con tuo figlio, lasciarlo ad un altro, ti sembra una follia. Poi chi sarà questo “altro”? Sarà brava questa maestra? I dubbi ci assalgono..con una buona dose di sensi di colpa ed il caffè per quanto zucchero una metta, è amaro.

Terminata la mezz’ora, torniamo davanti alla porta dietro alla quale il nostro bimbo è rinchiuso. Ci aspettiamo di sentire già per il corridoio urla e strepiti ed invece tutto tace. Ci guardiamo stupite..spaventate. Bussiamo e l’educatrice ci apre, con un sorriso e noi li vediamo: i nostri piccoli giocano sereni. Subito li abbracciamo, ma stiamo consolando noi stesse, non loro.

Mamma non piangere

Con il susseguirsi dei giorni i pianti ci sono ancora, ma sempre meno convinti da parte dei piccoli e come mamma, capisci che quelli sono capricci, che appena chiusa la porta il divertimento continua e nel caso l’educatrice è pronta ad accogliere tra le braccia il tuo bambino e sa come consolarlo, non come fai tu, ma in un altro modo altrettanto efficace.

Intanto la pausa tra noi mamme è diventata più rilassata, non si parla più solo di bambini, ma di lavoro, moda e anche qualche pettegolezzo.. E mi accorgo da quanto tempo non prendevo più un caffè con delle amiche, non avevo più del tempo solo per me.

Improvvisamente capisco di essermi ambientata a una nuova dimensione, quella di mamma e donna.

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