Manie femminili: la mamma perfetta

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Corso pre parto fatto, corso massaggio carezza seguito e manuale “Brava Mamma: come diventarlo in dieci semplici mosse” letto da cima a fondo… eppure niente da fare! Nulla va come ti avevano detto anche se tu hai eseguito tutto come stabilito. Il parto va per le lunghe anche se respiri a regola d’arte; nasce e un’incubatrice è meglio di te; dopo il bagnetto massaggi il piccolo con olio e creme come insegnato e lui piange; prepari pappe che neppure Cracco e lui sputa tutto dall’alto del suo seggiolone. Ed ecco che arrivano i nonni ad insegnarti come si fa. Il risultato: ti senti straordinariamente incapace, tu che nella vita hai raggiunto ogni obiettivo che ti eri prefissata.

Come è possibile che, pur avendo organizzato una borsa fasciatoio alla perfezione, il tuo bimbo riesca a bagnarsi la tutina irreparabilmente? Come può succedere che tu ti trovi immancabilmente a combattere una lotta impari contro un passeggino che non ne sa di volersi piegare, nonostante ti abbiano garantito che era il modello più maneggevole? Come hai potuto non sentire all’istante il baby monitor?

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Ti senti una madre imperfetta e temi che le tue mancanze possano provocare sofferenze inimmaginabili a tuo figlio. Non sono immune da questa tendenza tutta femminile di ricerca di perfezione misto ad istinto da crocerossina con una buona dose di autoflagellazione. Anch’io mi faccio paranoie quando dimentico ad esempio il ciuccio di mia figlia, come se il suo affetto presente e futuro dipendesse da un’inezia del genere. Tuttavia per fortuna che ci sono i supereroi ed in questo caso è niente di meno che Iron Man a venirmi in soccorso (purtroppo non in carne ed ossa ma dalle pagine di Vanity Fair). Leggo che Robert Downey Jr. ha concluso il messaggio sulla sua pagina Facebook in occasione della morte di sua mamma così:

“E allora a chiunque di voi abbia una madre che non è perfetta dico: chiamala e dille che le vuoi bene lo stesso”

Questa semplice esortazione provoca in me una cascata di emozioni e conseguenti riflessioni. Alzo gli occhi dalla rivista e guardo la mia sala disordinata per i giochi, come ancora l’hanno lasciata le mie figlie prima di andare a nanna. So benissimo che sotto il mio divano si nascondono innumerevoli mattoncini colorati, che dovrei riporre a posto. Una vocina pignola mi dice che dovrei alzarmi, vincere la stanchezza e raccogliere tutto perché se domani le bimbe li trovassero ancora lì chissà cosa accadrebbe…”Niente” mi rispondo in un attimo improvviso di lucidità. Purtroppo, travolte dalla serie di eventi che precedono e seguono il parto e dalle responsabilità che ne derivano, rischiamo di perdere questa lucidità e i dati parlano chiaro: il 10% in Italia delle neo mamme soffre di depressione post partum.

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Senza addentrarmi ulteriormente in un campo in cui non ho competenze, posso solo dire che non è per nulla semplice conciliare lavoro e figli e far quadrare tutto alla perfezione, come anche un film di non alto livello come Ma come fa a far tutto ci dimostrava chiaramente.

Ma se per una volta non facessimo tutto o almeno non facessimo tutto perfettamente? Stabilito che la madre perfetta non esiste, che quando i figli diventano adolescenti scoprono che i genitori non sono infallibili, non è meglio provare a lasciare a correre… o meglio non correre a casa per preparare il brodino per il bebè, che se tanto una volta mangia la pappa precotta della Mellin o della Plasmon non succede l’apocalisse, o per stirare che se anche indossa una tutina non stirata non prende la polmonite. Non è meglio restare fuori a giocare ancora un po’ con il tuo piccolo?

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Perché purtroppo il tempo scorre veloce e in un battito di ciglia quei bimbi saranno grandi e non vorranno più uscire fuori con mamma, però magari si ricorderanno dei giochi fatti insieme, mentre di certo si saranno dimenticati se per una volta non avevi il bavaglino pulito subito a disposizione.

Forse un giorno anch’io, madre terribilmente imperfetta, riceverò una telefonata da chissà dove nel mondo e una voce di donna mi dirà “ti voglio bene, mamma“.

Con questa speranza chiudo il mio Vanity Fair e vado a dormire.

I Duplo rimangano pure sotto il divano: li raccoglierò domani. Forse.

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