Cookies non intesi come biscottini, cioè sì, intesi come biscottini, ma non quelli che vorrei tanto imparare a fare in due minuti con il Bimby, i cookies intesi come quei fastidiosi “biscottini” che rimangono lì, incastrati tra i denti dei tuoi dati di navigazione sul web, e, quando sei una trentenne che ha da pochissimo cercato, acquistato, ristrutturato e arredato una casa, si trasformano in annunci continui, ripetuti, ossessivi, di sedie Kartell scontate e cessi in ceramica in offerta.
Se a trent’anni compri casa da sola vuol dire che qualcosa è andato storto? Mi sono ripetuta questa domanda almeno un milione di volte negli ultimi mesi, e in effetti non è che sia andato proprio tutto dritto…Però no, vorrei cercare di vederla dal punto di vista di chi, ultimamente, mi ha fatto solo dei gran complimenti. “Certo che sei una con le palle eh, comprare casa da sola, di questi tempi, ci vuole coraggio”.
Dite? Boh, può essere. Non è facile. Il contorno intendo. Ma quando poi ti ritrovi la prima sera sul TUO divano, a guardare il TUO telefilm preferito, mangiando la TUA cazzo di pasta al farro biologica con pomodoro, ecco, allora senti un enorme senso di libertà, e anche pienezza. Non perché sia il programma di serata più entusiasmante dai tempi della Saturday Night Fever, ma perché è tuo, solo tuo, e la forchetta con cui stai addentando la penna al farro biologica, l’hai scelta TU e solo TU.
Non vorrei ridurre tutto all’egocentrismo, per carità. Comprare una casa, in quanto donne sole trentenni è ancora uno di quei fatti che nel 2016 ti fanno sembrare una sorta di aliena. Ahimè. E vivere da sola…uhhh quanti pericoli: e quando torni a casa da sola la sera? E se ti si rompe il rubinetto? E se si fulmina la lampadina? E se, e se, e se. Beh, vorrei svelarvi un grande segreto, è meno di un mese che mi sono trasferita e, magia, ho affrontato il trasloco da sola, ho riempito è svuotato scatoloni, mi sono fatta venire mal di schiena a trasportarli, sono salita e scesa dalla scala appendendo, fissando, montando, pulendo, e sono ancora qui, a raccontarvelo.
Meglio di “Alive – Sopravvissuti”, no?
I miei cookies negli ultimi mesi sono passati dal mostrare di continuo borse, scarpe, vestiti, aggeggi tecnologici, prodotti di make up e lingerie, al mostrare cavatappi, snocciola ciliegie, set di teglie, divani, librerie, parure copripiumini, poltrone, tovaglie e bollitori elettrici, così, in ordine sparso.
Il mio portariviste si è svuotato di tutti i Vanity Fair per far posto a “Cose di casa”, che l’articolo sull’angolo di grigio e giallo zen in cucina dovevo leggerlo per forza. Mica potevo mettere in piedi tutto sto ben di dio senza sapere per certo, dalla penna di un esperto, che il bianco allarga gli spazi piccoli e che il parquet va poggiato in orizzontale a liste grandi per lo stesso motivo.
I miei negozi preferiti sono Kasanova – Il Re del Casalingo, preferibilmente in versione outlet, e Maison Du Monde. Per non parlare dell’Ikea, ovviamente. Insomma, quando compri una casa, da sola, a trent’anni, ti rincoglionisci. Forse dei bravi psicologi direbbero che stai solo sostituendo il desiderio di QUALCOSA con l’amore e le attenzioni per il tuo personalissimo nido, e probabilmente hanno anche ragione, però, in alternativa, che si dovrebbe fare? Lasciare tutto un po’ così, perché tanto prima o poi arriverà il principe azzurro con attico in Garibaldi che pagherà Paola Marella come consulente di arredamento mentre tu vai a farti le unghie alla Spa del Bulgari? Ragazze, siam sempre lì, e non mi stancherò mai di ripeterlo anche se di mestiere non faccio la passeggiatrice come Pretty Woman, di “gran culo di Cenerentola” ne è già esistita una, e per di più nelle fiabe.
Quel che resta a noi, nel mentre, è la soddisfazione di accogliere gli amici in casa con una cena preparata a mano impiastricciando fino all’ultima piastrella, la soddisfazione di vedere una crostata che cuoce in forno quando non sapevi nemmeno di saperla impastare la frolla, la soddisfazione di vedere il tavolo di cristallo che brilla armata di Vetril, la gioia compulsiva dell’essere riuscita ad eliminare dal parquet le ultime macchiette di vernice lasciate dagli operai, l’entusiasmo nell’accorgerti che hai fatto la tua prima lavatrice e la casa non è allagata e tu ti sei persino ricordata di comprare le mollette per stendere.
Vivo così questi primi tempi di casa MIA. Con estremo stupore e gioia per ogni minima cazzata, a volte parlo da sola, mentre cucino, guardo la TV, o stiro. A volte sto semplicemente in silenzio, e mi ci crogiolo pure nel silenzio. A volte ho voglia di risate attorno, e allora ho la gigantesca fortuna di sapere che mi basta, ancora, digitare due o tre tasti sull’iPhone per ritrovare le amiche magicamente teletrasportate sul mio divano pronte a spettegolare con me su qualsiasi argomento.
Non sono stata coraggiosa, vi sbagliate, sono stata corretta, con me stessa. Non era il futuro che avevo in mente, eppure imparo ad apprezzarlo ogni giorno di più. Non era quello che sognavo per i miei 30, ma i sogni non si possono programmare, e se c’è una cosa che ho davvero imparato in questi ultimi mesi è che senza imprevisti, piccoli o grandi, la vita sarebbe di una noia colossale.
La chiudo qui, perché nuovi cookies mi aspettano. Ho cercato su Google se Bimby si scrivesse con o senza Y, e allora chissà quante offerte di robot da cucina mi attendono da sgranocchiare tra una navigazione e l’altra dell’Internet.
Per ora, da trentenne single proprietaria di una casa e convivente con me stessa mi sento di dichiarare che non è più una questione di feeling, è solo una questione di cookies.
(Illustrazione iniziale di Raffaela Lazzerin Instagram @artmospheradesign Twitter @raffa330 Facebook ArtmospheraDesign Behance mail: artmospheradesign@gmail.com)
Scopri T(r)entennamenti, la nuova rubrica dei trentenni e per i trentenni, scritta da tre trentenni per MOMA
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