Arrivo un po’ in ritardo ma arrivo a scrivere un post sulle mie vacanze di fine luglio a Maiorca. Chi mi ha tra gli amici di facebook ha già forse guardato qualche fotografia, ma, credetemi, le foto non rendono nemmeno un quarto delle bellezze che abbiamo potuto vedere in una sola settimana, settimana che tra l’altro (ahinoi) è stata piuttosto piovosa e nuvolosa. (2 giorni persi su 5 e mezzo, considerando orari improbabili di arrivo e partenza, direi che è una buona media sfigata).
Il nostro hotel si trovava in località S’Illot, nella costa est, a 70 Km circa dalla capitale Palma di Maiorca, una zona tranquilla dove si concentra un turismo prevalentemente spagnolo e italiano, senza eccedere in quel caos stile “Riccione 15 agosto” che mi avevano raccontato esserci nella costa opposta.
Partendo dal presupposto che io e moroso, entrambi precari e risparmiosi, non abbiamo voluto noleggiare una macchina, dedicandoci piuttosto al “turista fai da te”, devo dire che l’idea di spostarci con gli autobus di linea è stata azzeccata. Oltre a risparmiare (in media un biglietto per le tratte medio/corte costa tra 1,70€ e 2€), abbiamo goduto del paesaggio (cosa che guidando lui non avrebbe potuto fare e io facendo da pseudo navigatore con cartina, nemmeno) e della compagnia reciproca (anzi, delle spalle reciproche per dormicchiare a piacimento).
S’Illot vanta una spiaggia medio/grande, con la particolarità di essere interrotta da un fiume che conclude la sua corsa proprio in spiaggia creando un suggestivo gioco di acque (entrambe pulitissime e limpide). Così, se da un lato sei a bordo mare, dall’altro sei a bordo fiume e puoi divertirti a osservare i cormorani che pescano qualche preda indisturbati. Un lungomare sterminato, pieno di negozi, negozietti e bazar improbabili, e, di sera, anche da artisti di strada di eccezionale bravura, collega S’Illot a Sa Coma e Cala Bona, due altre belle località della costa est, con alberghi decisamente più lussuosi e accattivanti del nostro e di quelli accanto.
Portocristo, cittadina portuale che conserva in parte l’antico fascino dei suoi pescherecci sgangherati, ancorati accanto a barche decisamente più imponenti del turismo d’élite. Una bella spiaggia, piccola rispetto alla quantità di turisti, e per questo, forse, meno affascinante di altre. Una marea di negozi e negozietti, decisamente più belli di quelli presenti a S’Illot. Alcuni inavvicinabilmente cari, altri alla portata di tutti: a Portocristo, in uno dei rivenditori ufficiali delle famose “Perle di Maiorca” le Majorica Pearls, ho fatto moltissimi acquisti: non solo perle, ma anche pietre dure, argento, legno, pelle. Ho acquistato sia per me che per le amiche più care e ho scovato un bellissimo ciondolo d’ambra da portare alla mia Zia preferita. Moroso invece si è dato agli acquisti di prodotti tipici (qualcosina ho preso anch’io, lo ammetto) e devo dire che c’era l’imbarazzo della scelta: a Maiorca si mangiano mandorle, fichi, olive…tutti prodotti tipici del Mediterraneo insomma, anche se ogni paese ha poi le sue tradizioni in merito alla cucina e alla preparazione degli stessi.
Ma Portocristo è famosa per qualcosa di davvero unico al mondo: le sue grotte sotterranee. Credetemi: mai visto niente del genere, un percorso nelle viscere della terra (fino a 30 metri di profondità) che lascia davvero senza fiato per la bellezza e la particolarità. Avevo letto recensioni negative sullo stato di incuria delle grotte, recensioni che non hanno trovato nessun riscontro durante la nostra visita. Anzi, le grotte sono ben conservate, c’è personale addetto al controllo a sufficienza (anche se qualche cretino che alla fine ci prova e fotografa con il flash c’è sempre!)…unici nei: le guide ripetono camminando nelle grotte le spiegazioni in tutte le lingue tranne che in italiano (uno, spiritoso, ha anche detto in spagnolo “Per quanto riguarda i turisti italiano, speriamo che abbiano compreso le spiegazioni in un’altra lingua” Fortunata me che le comprendevo sia inglese che in francese e in parte anche in spagnolo…ma tanti altri?) e vanno spedite, non c’è molto tempo per soffermarsi ad ammirare stalattiti e laghetti sotterranei…Il percorso si conclude con uno spettacolo suggestivo e indimenticabile: le grotte si aprono in un ampio lago dolce (in quanto l’acqua marina è filtrata dalle rocce), considerato il lago sotterraneo più grande d’Europa, con giochi di luce appositamente studiati una barchetta con uno speciale equipaggio di musicisti classici, fende le acque regalando un concerto dal vivo di musica classica e tradizionale: l’acustica è pari a quelle dei più grandi teatri d’opera.
Infine Palma, città meravigliosa, città di contrasti evidenti tra il vecchio, l’antico, l’anticato e il moderno. Città ricca, con un corso, le ramblas, che non ha niente da invidiare al Corso Vittorio Emanuele milanese in quanto a negozi e possibilità di acquisti, se non fosse che il dedalo di viuzze e passaggi interni offrono quel tocco di particolarità in più. E poi la cattedrale, splendido esempio di arte gotica, con dei rosoni i cui vetri colorati farebbero emozionare anche Scrooge. Il palazzo reale con i suoi giardini e fontane riporta alle luce anche le influenze della dominazione araba.
Abbiamo camminato come pazzi, ma ne è valsa la pena, ogni singolo angolo della città ci è piaciuto e ci ha fatto venir voglia di scattare una fotografia. Tappa obbligata da “turisti tamarri” per acquistare la t-shirt ricordo all’Hard Rock Café.
Nonostante la pensione completa nel nostro albergo (che lasciava un bel po’ a desiderare) abbiamo scoperto qualche specialità locale: al di là della birra, buona, leggera e soprattutto economica, non potevamo non assaggiare il Pam amb oli pane leggermente tostato al forno (molto meno delle nostrane bruschette), passato con un filo d’olio e servito con prosciutto serrano e pomodori: una vera prelibatezza! È diventato subito il nostro aperitivo speciale, accompagnato da una buona birra. Infine, come dimenticare la paella assaporata l’ultima sera. Al diavolo la pensione completa, ci siamo concessi una cena in un ristorante tipico con una terrazza direttamente sulle spiaggia: ottimo pesce, due calici di bianco e tanto, tantissimo amore.
Di ritorno da Palma il pullman ha fatto sosta (probabilmente in virtù di qualche accordo turistico) a un outlet di perle e pellame (i due prodotti tipici maiorchini). Io saltellavo come una scolaretta che ha avuto ottimo in pagella nonostante la stanchezza e i piedi distrutti: un outlet delle perle!!! Intanto all’ingresso si può osservare una dimostrazione di come vengano lavorate a mano. Le perle maiorchine sono, per la maggior parte, artificiali, ma è un artificiale di pregio in quanto realizzato con prodotti naturali (conchiglie, minerali, lamine di perle, scarti ecc.), altre sono perle vere, di coltivazione, la differenza si vede, più che altro, nel prezzo. Qui devo dire che ho acquistato parecchie cose: una parure di perle nere bracciale e orecchini per me, un paio di orecchini di perle cangianti per mia sorella e, infine, una splendida collana di perle scure, cangianti e irregolari per me stessa (devo ammetterlo, l’acquisto di una collana di perle scure era uno degli scopi che mi ero prefissata lungo tutta la vacanza, è simile a quella in foto, anche se a un giro solo e con perle più scure). Se doveste trovarvi a Maiorca vi consiglio proprio di fare un salto in questo particolare outlet che si trova in località Manacor.