Viaggi: alla scoperta della Norvegia #cacciatoridiaurore #postaledeifiordi

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Chi mi ha seguito sui social ormai già sa, dal 17 gennaio al 21 ho avuto la straordinaria possibilità di partecipare ad un viaggio stampa in Norvegia, organizzato da Giver Viaggi, un’agenzia genovese specializzata proprio nei tour in Nord Europa. Ebbene sì, in Norvegia a Gennaio, alla scoperta di tutte le meraviglie che questa terra offre, meraviglie non solo naturali ma anche culturali (e spesso il limite tra le due non è poi così invalicabile). Sono partita con tantissime aspettative e anche sentendo un certo senso di responsabilità: quando ho dato annuncio della mia partenza su Facebook, infatti, ho scoperto che questo viaggio è il sogno nel cassetto di moltissime persone, sia conoscenti di una vita, sia lettori di M.O.M.A. La straordinaria e attiva partecipazione che è avvenuta sui social durante il mio viaggio, social che ho cercato di aggiornare il più possibile, mi hanno fatto capire quanto sia bello avere la possibilità di condividere le proprie fortune con l’intero web, e soprattutto quanto sia bello che le persone riescano ancora a sognare grazie ad un semplice fotografia.

GIORNO 1 e 2:  Tromsø, Lyngsfjord Adventure e imbarco sulla MS Finnmarken

Siamo partiti da Milano sotto la pioggia e dopo una serie di collegamenti aerei (Copenaghen – Oslo – Tromsø) la nostra avventura norvegese ha avuto finalmente inizio. Un inizio gourmet, visto che ormai si era fatta sera e non potevamo fare altro che gustare una cena tipica a base di carne di montone, carne di renna, salse locali, il tutto condito da ottima birra (Vertshuset Skarven Biffhuset). Un bel sonno ristoratore al calduccio ci ha traghettati diretti verso l’inizio della seconda giornata, quando, di buon mattino, siamo partiti in pullman dal centro di Tromsø per dirigerci verso Lyngsfjord Adventure un sito in cui vengono organizzate numerose attività sportive tipiche della zona, tra cui anche quella destinata a noi: una gita con le slitte trainate dai cani. Razza Husky, bellissimi e dolcissimi, nonostante il lavoro di estrema forza a cui sono abituati fin dalla più tenera età: il percorso in mezzo a foresta e pianali completamente innevati ci ha fatto raggiungere la temperatura di -30 gradi, ben tollerati grazie all’attrezzatura termica fornita direttamente dagli organizzatori. Io ho fatto da passeggero, ammetto di essere stata un po’ fifona all’idea di guidare la slitta e anche un po’ opportunista: volevo godermi la meraviglia di paesaggi che sembrano fuori da ogni tempo e ogni luogo, volevo godermi il silenzio della natura e lasciare che i pensieri vagassero indisturbati, lasciandomi cullare dai movimenti della slitta. Al rientro al campo ci aspettava un pranzo tipico locale consumato in una tenda riscaldata e solo qui sono riuscita a resuscitare le batterie della macchina fotografica e dell’Iphone che nel frattempo si erano spenti per l’eccessivo freddo. Per questo le foto che vedrete sono tutte scattate o prima della gita o dopo, quello che è avvenuto nel mezzo rimarrà per sempre nella mia mente, e quanto voi, vi consiglio di sperimentarlo di persona appena ne avrete la possibilità.

Al ritorno a Tromsø l’imbarco sulla MS Finnmarken una delle navi da crociera postali della compagnia Hurtigruten, leader nella navigazione norvegese dei fiordi, luogo ideale per avvistare durante le lunghe notti di navigazione (dico lunghe per la luce in questa stagione è davvero pochissima) le aurore boreali. Ma questa è una storia che va rimandata al terzo giorno.

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GIORNO 3: Honningsvåg e Capo Nord

Dopo una notte in cui la sottoscritta ha passato lunghe ore ad interrogarsi romanticamente sul significato della vita cullata dal ronzio della nave (cercate di capirmi, era la prima volta per me su una nave da crociera e mi sembrava di stare in un altro luogo fuori dal mondo conosciuto), di buon mattino ho girovagato sui ponti della MS Finnmarken  con la mia fedele reflex al collo, pronta a cogliere ogni istante dell’alba norvegese, che arriva quando per noi è ormai mattina inoltrata, e illumina i fiordi e l’acqua del mare di riflessi aranciati e rosati.

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Nella tarda mattinata siamo sbarcati ad Honningsvåg, cittadina e porto più vicino a Capo Nord. Da qui un pullman ci ha portato proprio alla famosa latitudine 71° 10’ 21” N, a soli 2,000 chilometri dal Polo Nord geografico: benvenuti a Capo Nord! Con il sole a far capolino tra le montagne innevate creando dei riflessi di suggestiva bellezza (le guide ci hanno informato che siamo stati fortunatissimi a trovare una giornata del genere in pieno inverno!) ci siamo lanciati subito a far fotografie, dalle più artistiche alle classiche da turisti. Sarei potuta rimanere per ore, incurante del freddo, ad osservare ancora una volta, nel giro di soli 3 giorni, le meraviglie che la natura inconsapevolmente offre.

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Alle ore 15.00, tornati sulla nave, siamo salpati nuovamente. Ultima notte di navigazione, sbarco previsto a Kirkenes la mattina successiva alle 9.00. Inutile dire, però, che la giornata non era ancora finita: intorno alle 17.00 infatti ci siamo fermati nel porto di Kjøllefjord e qui, visto che era prevista una sosta di circa un’ora, sono scesa apposta dalla nave, sfidando un freddo davvero incredibile per fare delle foto alla nostra nave illuminata dalle mille luci notturne che si riflettono sull’acqua ferma del porto creando giochi di luce. Con gli occhi già pieni di incanto non sapevo cosa mi sarebbe successo pochissime ore dopo. La pazienza viene sempre premiata, e infatti, intorno alle 22.00, sono arrivate loro, le aurore boreali. Ben tre nel giro di pochissimo tempo, una accompagnata persino dalle stelle cadenti. Il cielo d’improvviso sembra pervaso da una presenza di luce fantasma che si muove velocemente e cambia forma e riflessi. Fermare queste particelle solari con cariche elettriche ricche di energia che entrano nell’atmosfera, all’interno dell’obbiettivo di una macchina fotografica, è davvero un’impresa ardua per chi, come me in quel momento, non era dotato di cavalletto. Diciamo che ho provato a stare il più ferma possibile e a garantire l’esposizione lunga necessaria quantomeno per portare a casa l’ennesimo ricordo straordinario che Mamma Natura ha voluto regalarmi in questo viaggio.

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GIORNO 4: Kirkenes al confine con la Russia

Il 20 gennaio alle 9.00 siamo arrivati a Kirkenes, fine del nostro viaggio sulla nave postale MS Finnmarken. Ci avevano già preparati al fatto che facesse freddo, ma credetemi non è stato nulla in confronto al provarlo dal vivo 🙂 Purtroppo un vento gelido spazzava via ogni speranza di riuscire a rispettare il nostro programma di pesca al granchio e quindi ci siamo diretti verso mete più culturali, in particolare abbiamo visitato la Andersgrotta, rifugio naturale antiaereo della Seconda Guerra Mondiale, utilizzato principalmente dai civili per ripararsi dai costanti bombardamenti che colpirono la città durante gli anni dell’occupazione tedesca e del contemporaneo tentativo di liberazione da parte della vicinissima Russia. Qui sotto la temperatura si mantiene sempre costante intorno ai -4 gradi (una pacchia rispetto ai -37 esterni!), e per 10 minuti abbiamo visto un toccante video, testimonianza del periodo di guerra nell’estremo nord. Con il nostro pulmino siamo arrivati sino al confine con la Russia, pensate che la città si trova tra due zone di fuso orario, Helsinki e Mosca, la maggior parte degli abitanti del posto sono bilingue e ci sono moltissimi pendolari che ogni giorno attraversano il confine per andare a lavorare. Lì, vicino al cancello che ci separava dalla Russia, abbiamo raggiunto i -41 gradi e a quel punto io del tutto intirizzita ho deciso di rinchiudermi in hotel fino all’indomani, per ricaricarmi in vista del lungo viaggio di ritorno. Un viaggio che, come immaginavo, sarebbe stato caratterizzato dalla raccolta di idee e pensieri da riversare su MOMA.

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Il GIORNO 5 l’abbiamo trascorso in volo da Kirkenes, fino ad Oslo e da Oslo a Copenaghen per poi arrivare a Milano (con una buona dose di nostalgia già in corpo, nonostante le stanchezza di questi intensissimi giorni).

Spero di essere riuscita a farvi sognare almeno un po’ con questo reportage e soprattutto di avervi fatto venire voglia di partire con Giver Viaggi. Di una cosa mi sono resa conto in questa esperienza magnifica: bisogna farla con persone esperte e capaci di raccontarti ogni segreto che si nasconde in questa terra così affascinante e ricca di leggende. Per saperne di più sul viaggio che abbiamo potuto fare noi (anche se in forma leggermente ridotta rispetto all’itinerario classico di 7 giorni), vi consiglio di visitare questa pagina.

Se partite poi me lo fate sapere?

In ultimo, ma non per importanza, devo ringraziare Colmar che mi ha fornito la preziosa giacca tecnica con cui mi vedete nelle foto: assideramento scongiurato! E Mountain Affair grazie al cui pile sono stata al caldo nelle giornate di escursioni più proibitive.

Oltre a tutti gli ottimi colleghi conosciuti in questa esperienza una menzione speciale va a Valentina, compagna di avventure davvero insostituibile.

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