La Copenaghen che non ti aspetti è quella che ho avuto modo di visitare dal 24 al 26 aprile grazie al blog tour #ESCinviaggio, un percorso alla scoperta di angoli della città un po’ al di fuori dei comuni percorsi turistici, con un’attenzione particolare al tema degli Eurovision Song Contest che quest’anno si terranno proprio a Copenaghen (finali il 10 maggio in diretta su Rai2 dalle 21.00). Ormai viaggiatrice stampa seriale, devo ammettere che questa destinazione mi incuriosiva moltissimo: desideravo visitare la città da tempo e le aspettative non sono rimaste deluse, anzi! A questo si aggiunga un davvero ottimo gruppo di colleghi blogger, sia italiani che francesi, delle guide d’eccezione dall’infinita disponibilità e il tempo clemente che ci ha regalato tre belle giornate primaverili.
Giorno 1 – Copenaghen Street Food – Nyhavn – The Standard
Arrivati nel pomeriggio sotto una leggera pioggerella fortunatamente scomparsa in fretta la nostra scoperta di Copenaghen inizia con una vera novità in città: inaugurato il 17 aprile scorso il Copenaghen Street Food ha preso vita all’interno di un ex spazio industriale, la cartiera Papirøen, di cosa si tratta? Immaginate un grande spazio, fondamentalmente spoglio che prende vita grazie ad una serie di stand mobili ognuno dedicato alla cucina di un particolare piatto, specialità, oppure alla vendita di bevande. Non un mercato, ma una nuova concezione di ristorazione, concepita per avere l’impatto ambientale il più basso possibile (energie rinnovabili, materiali di riuso e riciclo), una location davvero particolare per il suo passato ma anche per il fatto che si affaccia direttamente sul porto e dunque nelle belle giornate i tavoli all’esterno permettono di gustare pietanze o una semplice birra letteralmente sull’acqua. Il fondatore Jesper Møller ha creato questo progetto dopo 14 anni di esperienza nel settore della ristorazione e ambisce a creare a Copenaghen un vero e proprio “folksy food market”, simile al Borough Market di Londra, ricco di chef di strada, piccoli imprenditori del settore food, musicisti e artisti con qualcosa di innovativo, e di qualità, da proporre al pubblico, un pubblico che si aspetta prezzi accessibili e un’esperienza rilassata e diversa dal solito.
Prima di cena un bel giro a piedi nella zona di Nyhavn: qui si vede la Copenaghen da cartolina, con i suoi palazzi colorati, le barche, alcune antichissime, ormeggiate placide sul canale, centinaia di bar e bistrot lungo la strada in cui fermarsi a cenare o a fare un aperitivo, con tanto di coperte in pile offerte per tenersi al caldo. Potevamo farci mancare la prima birra del blog tour? Ovviamente no e quindi ci siamo intrattenuti per un’oretta prima di raggiungere, sempre a piedi, il ristorante The Standard. Ricavato all’interno di un palazzo Art Deco del 1937 e trasformato all’interno in qualcosa di moderno ed elegante da un team di architetti e designer (figure professionali da applausi di cui non si può certo dire che la Danimarca sia carente): sono tre i ristoranti aperti all’interno Studio, Verandah e Almanak, noi abbiamo cenato in quest’ultimo, con una splendida vista mare, apprezzando i piatti pensati da Andreas Møller, chef che riesce a coniugare la tipica cucina danese con la stagionalità dei prodotti della natura. Il personale è estremamente gentile e disponibile (ve lo dice una che ha un sacco di problemi di allergie e intolleranze alimentari che spesso all’estero, ma non solo, vengono sottovalutate!).
Giorno 2 – Vesterbro, Oscar Bar Cafè, Spisehuset Rub & Stub, Vega
La seconda giornata è iniziata di buon mattino con un tour a piedi del quartiere Vesterbro, un tempo la zona a luci rosse della città, oggi riqualificata e popolata letteralmente da botteghe artigiane e designer emergenti che hanno creato qui i loro spazi di laboratorio e bottega, dando vita ad un insieme colorato e allegro, che mette voglia di fare acquisti lontani dallo shopping “da turista”. Abbiamo iniziato visitando la bottega di Tom Rossau, un artigiano che produce lampade utilizzando soprattutto il legno lavorato in sottilissime listelle intrecciate a creare motivi originali, anche se la sua ricerca sui materiali non si ferma mai ed è riuscito a concepire una lampada da tavolo anche con delle semplici matite da disegno.
Seconda tappa il minuscolo, colorato e adorabile spazio di Arttiles: Trine Galschiøt e Anette Nørmark hanno dato vita a questa attività partendo dalle passioni comuni per i motivi e disegni antichi, la ricerca del dettaglio nelle immagini, la fotografia e le forme fuori dal comune e coniugandole nella realizzazione di piastrelle artiginali di 15×15 centimetri. Le realizzano, a mano, nel laboratorio annesso al negozio e su diversi materiali, dalla classica ceramica, al canvas, dando la possibilità a chi si innamora di questi progetti di “assemblare” queste originali piastrelle come meglio crede, creando a sua volta, su una parete, un tavolo, un mobile, un pavimento…un’opera d’arte. Inutile dirvi cosa ne penso, me ne sono follemente innamorata e sono molto felice che esista lo shop online, non si sa mai, per future ristrutturazioni casalinghe.
Terza e ultima tappa una immersione sensoriale da Isângs Boutique: qui i cosmetici naturali, realizzati a mano con tecniche artigianali di antica tradizione, vengono venduti sia già confezionati sia su esplicita richiesta del cliente che può scegliere essenze, profumazioni e prodotti in base ad esigenze, tipologie di pelle e anche di capelli. Ogni prodotto riporta chiaramente la data di scadenza ed è ovviamente privo di parabeni, conservanti, siliconi e qualsiasi altro ingrediente dannoso troviamo giornalmente negli INCI dei prodotti cosmetici della larga distribuzione. I mobili in legno antico e in ferro battuto conferiscono alla bottega un’atmosfera retrò davvero suggestiva, che unita alla cortesia della proprietaria Sundra, ne fa un luogo incantevole.
Arrivati ad ora di pranzo tutti da Oscar Bar Cafè, uno dei primi locali gay della città, pronti per scoprire qualcosa sulla comunità LGBT della città, da sempre molto attiva e soprattutto “avanti” (passatemi il giovanilismo). Pensate che il primo matrimonio gay in città fu celebrato addirittura nel 1989, 25 anni fa, e ad oggi le coppie possono adottare bambini e sposarsi in Chiesa. Inviterei il nostro paese a farci una riflessione, ma tanto so che è pura utopia. In ogni caso, durante l’Eurovision Song Contest anche la comunità LGBT “si farà sentire”: è stato diramato un invito alle coppie gay per sposarsi proprio in questi giorni e, inoltre, verrà fornito uno spazio in centro città a tutta la comunità per un vero e proprio Eurovision Pride.
Dopo un pomeriggio libero trascorso a fare shopping lungo la Strøget, giusto il tempo di scattare qualche foto al panorama visibile dal nostro splendido Hotel, lo Scandic Copenaghen, e poi via verso una cena davvero particolare, quella consumata allo Spisehuset Rub & Stub. Un ristorante davvero unico nel suo genere poiché è no profit e gestito da volontari: anche il cibo è “atipico”, poiché è quello in eccedenza dell’industria alimentare, un approccio fortemente innovativo volto a ridurre gli sprechi in città. Questo comporta un cambio pressoché giornaliero del menu e rende indispensabile una certa fantasia da parte dello chef. La serata prosegue al Vega, club storico di Copenaghen: veniamo accolti dal project manager di EuroClub 2014 Christian Thomsen: il Vega, infatti, sarà il punto di riferimento per la musica e il divertimento durante tutte il periodo dell’Eurovision, sul palco e nelle varie sale del club si alterneranno alcuni degli artisti che partecipano alla kermesse canora insieme alle rispettive delegazioni che si divertiranno con cene e feste serali. Da blogger-cantante non ho potuto fare a meno di apprezzare la straordinaria acustica delle sale del club e di ballare con il concerto degli Who Made Who, band danese (che scrive e canta in inglese) che propone un genere musicale cross over tra pop, rock, dance e rockabilly: non conoscendo i testi delle canzoni mi sono divertita a cercare le influenze musicali da cui può aver attinto questo trio e ne ho trovate moltissime, pur dovendo di sicuro riconoscere che hanno uno stile proprio e assolutamente riconoscibile.
Giorno 3: Tivoli Park – Nørrebro attraverso il mercato Torvehallerne
Dopo i saluti con i colleghi francesi in ripartenza la mattina per Parigi ci siamo presi qualche ora libera per visitare il Tivoli. Potremmo definirlo un Luna Park, ma sarebbe sicuramente riduttivo: è un paradiso dei divertimenti, ma è anche un giardino estremamente curato a livello naturalistico ricco di palazzi (anche esotici), fontane e sculture, un punto di aggregazione importante della città (e non solo per i turisti), un luogo in cui si svolgono di continuo concerti en plein air. Potevamo farci scappare l’occasione di fare un giro sulle montagne russe che proprio nel 2014 festeggiano il loro centenario? Ovviamente no!
Ritrovo ore 13.00 in un’altra zona di Copenaghen che mi ha stupito per vitalità, è vero, era sabato ed era ora di pranzo, ma al mercato Torvehallerne mi sembrava di essere finita in un film e non sapevo più dove girarmi affascinata dai sorrisi delle persone, i colori di fiori e frutta, il brulichio incessante nei tanti angoli street food. Il tempo è tiranno e la visita è durata poco, me la segno come tappa irrinunciabile quando tornerò a Copenaghen (perché prima o poi ci tornerò!).
Dopo un breve tragitto ci ritroviamo in Jagersborggade, altra zona emergente di Copenaghen che sta subendo una totale riqualificazione (con lavori ancora in corso), diventando un punto di riferimento per chi ama il vintage, l’artigianato, il cibo, la cultura. Lungo la strada si susseguono piccole botteghe di ogni genere, noi ci siamo fermati da Karamelleriet, che, come fa intuire la parola stessa, produce caramelle artigianali (con una specializzazione in liquirizia), con ricette di tradizione e un amore che non ho mai visto rivolto verso le caramelle, quantomeno verso la loro preparazione, perché verso il mangiarle di amore ce n’è sempre in abbondanza, e infatti non ci siamo fatti mancare nemmeno quello. Keramiker Inge Vincents è invece una bottega di produzioni in ceramica, dal design originale e dalla lavorazione sottilissima, tutto rigorosamente fatto a mano. Pranzo da Manfred’s in un tripudio di assaggi di diverse pietanze, frutto di un mix attento di sapienza culinaria locale a contatto con altre culture gastronomiche, comprese quelle più asiatiche e fusion. Dolce da Meyers Bageri e caffè da The Coffee Collective.
Tre giorni non bastano per conoscere una città, ma tre giorni sono sufficienti per pensare di volerci tornare e scoprirne ancora di più. Non ho avuto tempo di vedere la famosissima Sirenetta, ad esempio, o di approfondire tutti i luoghi legati ad Andersen, ed è una cosa che avrei voluto fare di certo. Ma al di là dei desideri per il futuro, pensando al presente, quel che rimane di questo blogtour, oltre alle cose belle che vi ho raccontato, sono i sorrisi, il mio compreso, intenta a fare una delle cose che amo di più e su cui cerco di basare questo spazio online. Buon viaggio a chi capiterà tra queste righe prima di partire per Copenaghen, con tutti voi altri a presto, dopo le finalissime dell’Eurovision del 10 maggio 2014: stay tuned!
Si ringraziano: Visit Denmark e Wonderful Copenaghen
Tutte le foto a questo link
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